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Cosa significa morire impallinati? Enno, il rarissimo Ibis eremita, e la caccia illegale

A Brescia, le Guardie Venatorie del WWF hanno trovato morto impallinato un rarissimo esemplare di Ibis Eremita appartenente ad un progetto dedicato al recupero di questa specie fortemente a rischio estinzione. Sul web è scoppiata immediatamente una ‘guerra’ contro i cacciatori e i bracconieri. Ecco chi è questo animale.
A cura di Zeina Ayache
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La notizia arriva direttamente dalle Guardie WWF Italia, nucleo Lombardia: un ibis eremita è stato impallinato e ucciso in Val Camonica nel Comune di Darfo Boario Terme località Angone. A recuperarlo sono state le Guardie Venatorie del WWF Nucleo Brescia che hanno realizzato un video dell'inutile soccorso: l'esemplare era infatti già morto. Trasportato dal veterinario per una radiografia post mortem, importante per accertarsi delle cause del decesso, il corpo dell'ibis è risultato pieno di pallini, circa 80. Enno, questo era il suo nome, è morto impallinato dai cacciatori che non rispettano la legge. Enno infatti apparteneva ad una specie protetta, fortemente a rischio estinzione, e la sua uccisione oggi dimostra ancora una volta l'incapacità dell'essere umano di rispettare la natura o anche solo la legge italiana.

Come spiegano le guardie, l'ibis faceva parte del progetto di reintroduzione Waldrappteam che mira al salvataggio della specie che, in Europa, si è estinta nel XVII secolo, guarda caso, a causa della caccia di cui era oggetto e della riduzione dell'habitat per mano dell'uomo. La popolazione orientale è ormai scomparsa in seguito alla morte di Zenobia, l'ultimo ibis di cui si sono perse le tracce ormai da molto tempo. Restano circa 500 esemplari i Marocco, tra la popolazione selvatica. Grazie al progetto Waldrappteam però, in Europa, l'ibis è finalmente ritornato. L'Unione Europea, dal 2013, sta infatti supportando la reintroduzione scientifica di questo animale nel nostro territorio, così come nel resto d'Europa. A volare tra i cieli del nostro Paese sono meno di venti ibis eremita che si spostano tra le Alpi e, per lo svernamento, la Toscana, dove probabilmente Enno stava cercando di andare prima di morire: l'ipotesi dei responsabili del progetto “Bentornato Ibis”, che segue le migrazioni degli esemplari in Italia, è che Enno si fosse perso in seguito alla morte della sua guida, Tara, ucciso lo scorso 8 ottobre dai bracconieri in provincia di Vicenza.

Chi è l'Ibis eremita?

L'Ibis eremita, il cui vero nome è Geronticus eremita, è un uccello di poco più di un chilo di peso e con un'apertura alare di 125 centimetri. Di colore nero con riflessi iridescenti verdi e viola, l'Ibis non ha piume sulla testa, che è circondata da una “corona” di piume lunghe, ha zampe rosse e un lungo becco incurvato verso il basso, che utilizza per mangiare: le sue prede sono vermi e larve presenti nel terreno. Il termine “eremita” non indica il suo status sociale, ma il tipo di luoghi in cui crea il nido: zone aride e rocciose. Qui maschio e femmina si prendono cura prima della costruzione del nido, poi delle uova ed infine dei piccoli che sono in grado di volare dopo circa 50 giorni. Quando è il momento della prima migrazione autunnale, i giovani volano con i più esperti e imparano le rotte che potranno portarli verso lo svernamento, e ritorno.

Cosa significa “morire impallinati”?

Quando un animale muore “impallinato” significa che è stato colpito, e di solito ucciso, da una raffica di pallini di piombo sparati da un fucile a canna liscia. In pratica, i cacciatori utilizzano questa tipologia di arma per essere più certi di raggiungere il bersaglio, magari anche più di uno con lo stesso colpo, ed ammazzarlo: Enno, così come gli altri uccelli che possono essere cacciati legalmente, è stato raggiunto da circa 80 pallini prima di morire. Enno, affermano le guardie, “risulta essere stato centrato da una o più fucilate: oltre ottanta pallini hanno devastato il povero animale”.

Cacciatori incapaci o bracconieri?

Secondo le Guardia Venatorie, la zona in cui è stato rinvenuto Enno, dopo che il suo GPS lo segnalava fermo nello stesso punto da 24 ore (indizio questo assai preoccupante, come purtroppo poi abbiamo scoperto), è famosa per l'alto tasso di bracconaggio. Quando parliamo di bracconieri ci riferiamo a cacciatori che non rispettano la legge. In Italia infatti esistono regole ben precise che determinano le specie animali che possono essere cacciate e gli orari di caccia, quello che viene chiamato “calendario venatorio”, che varia a seconda delle città: insomma, l'essere umano non è in guerra aperta contro gli animali. Purtroppo però oggi ad essere in guerra contro i bracconieri sono sia i cacciatori legati, sia tutti coloro che la caccia, a prescindere, la disprezzano.

E che l'odio del web abbia inizio

Esiste una non sottile differenza tra i cacciatori e i bracconieri. Per quanto a molti possano non piacere entrambi, per non dire peggio, i primi, in ogni caso, vanno a caccia seguendo la legge, i secondi invece vanno a caccia di denaro poiché le loro vittime appartengono a specie protette che, in quanto tali, vengono rivendute a prezzi molto alti. Contro questi illegali fucilieri oggi si schiera non solo quella fetta di popolazione che da sempre è contraria alla caccia in generale, ma anche gli stessi cacciatori, che a causa dei bracconieri finiscono sempre nel mirino delle critiche spesso intrise d'odio (e di odio sul web ce n'è già a sufficienza), e le Guardie Venatorie che, stufe di vedere impuniti questi individui, dichiarano “ci aspettiamo ora un decisa presa di posizione delle Associazioni Venatorie bresciane, che finalmente prendano distanza dai comportamenti illegali tanto comuni nella provincia e per una volta abbandonino giustificazioni oramai prive di senso”.

Insomma, ecco l'ennesima stagione della caccia… e siamo solo all'inizio.

[Foto copertina di Guardie WWF Italia, Nucleo Lombardia]

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