Cosa sappiamo sull’efficacia dei vaccini contro la variante Omicron
C’è grande allerta su Omicron, la nuova variante del coronavirus già in Europa e che rischia di diffondersi rapidamente e innescare un’altra ondata globale di Covid. Da quando rilevata, i ricercatori si stanno affrettando a raccogliere dati sulle sue mutazioni, per capire se gli attuali vaccini saranno efficaci e ci proteggeranno da questa nuova varante.
I primi dati su Omicron mostrano un profilo mutazionale complesso, contraddistinto da circa 50 mutazioni, di cui più di 30 sulla proteina Spike che il virus utilizza per entrare in contatto con le cellule. Alcune di queste mutazioni sono associate a maggiore infettività e trasmissibilità in varianti già esistenti, mentre altre sono legate alla parziale capacità del virus di eludere la risposta immunitaria indotta sia dalla vaccinazione, sia dall’infezione di precedenti versioni virali.
Le mutazioni trovate in altre varianti sono diverse, tra cui N501Y, K417N e E484A, ma per avere un quadro completo di cosa comporta un così grande numero di variazioni serviranno ancora alcune settimane di studio. “Ci sono diverse mutazioni che non abbiamo mai visto prima – ha spiegato al New York Times la dottoressa Penny Moore, virologa presso l’Istituto Nazionale per le Malattie trasmissibili in Sudafrica – . Guardando la posizione, sappiamo che si trovano in regioni che conosciamo come “immunodominanti”, ovvero porzioni proteiche che interagiscono con le difese immunitarie dell’organismo.
Il team di ricerca di Moore è tra i gruppi di ricerca forse più avanti nel testare la resistenza dei vaccini contro Omicron. L’ipotesi degli studiosi è che questa nuova variante possa combinare la capacità della variante Beta di eludere i vaccini con la più alta trasmissibilità che ha favorito la diffusione della variante Delta. Per l’analisi, i ricercatori testeranno campioni di sangue di persone completamente vaccinate, così come di persone precedentemente infettate, contro la nuova variante, o meglio, contro uno pseudovirus utilizzato come sostituto virale e contenente tutte le mutazioni di Omicron, la cui creazione richiede tempo. I primi risultati potrebbero essere disponibili in circa dieci giorni.
Un altro team al lavoro su Omicron è quello guidato dal dottor Alex Sigal, un virologo dell’African Health Research Institute, che sta coltivando campioni di virus vivo che saranno testati in laboratorio. Questi risultati potrebbero richiedere più tempo, ma dovrebbero fornire un quadro più completo delle prestazioni dei vaccini, ha spiegato Sigal.
Se i vaccini si dimostreranno molto meno potenti nei confronti di Omicron, potrebbe essere necessario aggiornare la loro formulazione per migliorarne l’efficacia. Preparandosi al peggio, Moderna, Pfizer-BioNTech e Johnson & Johnson stanno già pianificando di testare l’efficacia dei loro vaccini contro Omicron e di sviluppare un preparato specificatamente diretto contro la nuova variante, che secondo Pfizer potrebbe essere pronto in cento giorni.
La possibilità che la variante possa bucare la protezione dei vaccini è però ritenuta remota dagli esperti, che considerano più probabile che il virus sfugga parzialmente alla risposta anticorpale, come mostrato anche da Delta e dalle varianti più contagiose del coronavirus. “Non abbiamo alcuna prova che l’infezione produca una malattia più grave, per cui per ora si tratta di valutare se questa variante resisterà alla risposta immunitaria indotta dai nostri attuali vaccini – ha detto alla CNN il dottor Peter Hotez, virologo della National School of Tropical Medicine di Houston, – . Ma è improbabile che sia totalmente resistente, potrà esserlo parzialmente, proprio come altre varianti”.