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Covid 19

Cosa preoccupa della variante vietnamita del coronavirus

Secondo le autorità del Paese asiatico si tratterebbe di un ibrido altamente trasmissibile che combina le mutazioni della variante indiana e quella inglese. Cautela da parte dell’OMS: “Da quanto abbiamo capito, si tratta della versione B.1.617.2 con una mutazione aggiuntiva”.
A cura di Valeria Aiello
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La sospetta nuova variante del coronavirus rilevata in Vietnam, sarebbe un ibrido altamente trasmissibile che combina le mutazioni di altre due varianti di preoccupazione, quella indiana B.1.617.2 e quella inglese B.1.1.7. La descrivono così le autorità sanitarie del Paese asiatico che ritengono “molto pericoloso” che la versione mutata del virus “sia una variante indiana con mutazioni che originariamente appartengono al ceppo del Regno Unito” ha affermato il ministro della salute vietnamita Nguyen Thanh Long.

La variante segnalata in Vietnam

La sospetta variante ibrida avrebbe contagiato almeno quattro persone. “Abbiamo scoperto la presenza della delezione Y144 della proteina Spike nella variante B.1.617.2. Questa mutazione è simile a quella trovata sulla variante B.1.1.7” ha spiegato Le Thi Quynh Mai, vice capo del National Institute of Hygiene and Hepidemiology che ha sequenziato il genoma, chiarendo che tale mutazione non è stata ancora registrata sul database GISAID. Tuttavia, secondo quanto appreso dal giornale vietnamita VnExpress, colture virali di laboratorio avrebbero indicato che “il virus si è replicato molto rapidamente”, pertanto la variante che deve ancora essere classificata sarebbe molto più trasmissibile delle precedenti e si diffonderebbe più facilmente per via aerea.

Non è però ancora chiaro se la sospetta nuova variante sia alla base dell’improvviso aumento dei contagi registrato nel Paese. “La quarta ondata di Covid-19 in Vietnam ha incluso infezioni nelle zone industriali, molteplici fonti di infezione e la presenza di varie varianti del coronavirus – ha precisato il Ministro della salute – . Si diffonderà molto rapidamente e sarà molto difficile da controllare”.

Finora, il Vietnam aveva registrato la presenza di sette diverse varianti, comprese quelle inizialmente emerse nel Regno Unito, in India e Sudafrica, e l’ultima ondata di Covid-19 ha fatto segnare almeno 3.600 casi in 33 città e province. Ad ogni modo, l’emergere di questa nuova versione mutata non è ancora stata confermata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). “Non abbiamo ancora effettuato una valutazione della variante del virus segnalata in Vietnam – ha chiarito il responsabile dell’OMS per la pandemia di Covid-19 Maria Van Kerkhove, in una dichiarazione diffusa sabato – . Prevediamo che continueranno ad essere rilevate altre varianti man mano che il virus circola e si evolve, e le capacità di sequenziamento vengono perfezionate in tutto il mondo”.

Da quanto abbiamo capito – ha aggiunto Van Kerkhove – la variante che hanno rilevato è la B.1.617.2 con una possibile mutazione aggiuntiva” ma serviranno ulteriori analisi per verificare se si tratta di un ibrido, ovvero di un processo di ricombinazione tra due diverse varianti che infettano uno stesso ospite in uno stesso momento, oppure se si tratta di una mutazione aggiuntiva cui è andata incontro la variante indiana B.1.617.2.

Non necessariamente, la presenza di una mutazione aggiuntiva porterebbe alla definizione di una nuova variante o un super ibrido, come osservato anche in seguito alla scoperta di ulteriori mutazioni nella variante inglese. Per fronteggiare l’aumento dei contagi, il Vietnam ha comunque annunciato nuove restrizioni, inclusa la chiusura di servizi non essenziali, come negozi e ristoranti, oltre alla sospensione della attività religiose. Nel Paese, che conta oltre 96 milioni di abitanti, le vaccinazioni sono meno di 30mila e il Ministero della salute sta lavorando per assicurare 10 milioni di dosi di vaccino in base al regime di condivisione dei costi COVAX, così come altri 20 milioni di dosi di Pfizer e 40 milioni del russo Sputnik V.

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