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Coronavirus in Piemonte, l’esperto: “Crescita anomala che non avremmo mai voluto vedere”

Il Dott. Riccardo Spezia, Direttore di Ricerca del CNRS (Francia), a Fanpage.it: “I grafici del Piemonte mostrano una curva che non ci aspettavamo. I dati dei decessi si staccano da quelli di altre regioni, con un aumento negli ultimi giorni, mentre i numeri ospedalieri indicano che la diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva è più lenta”.
Intervista al Dott. Riccardo Spezia
Direttore di Ricerca del CNRS (Francia)
A cura di Valeria Aiello
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Ad oggi, sulla base dei dati relativi al monitoraggio della diffusione dell’infezione da nuovo coronavirus, si denota una progressiva diminuzione dei ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, e dei decessi su scala nazionale. Numeri che la Protezione Civile fornisce ogni giorno, indicando che le misure per fronteggiare l’emergenza stanno funzionando anche se il rallentamento mostrato non è ancora tale da poter prevedere una rapida uscita dall’incubo. Un trend che, nel frattempo, ci aiuta però a ragionare sull’andamento italiano e la cosiddetta “fase 2” nonostante i dati complessivi non sempre rispecchino ciò che sta accadendo nelle diverse regioni.

Ci sono infatti profonde differenze tra quanto si sta osservando nella regione Lombardia rispetto alle confinanti Piemonte e Veneto, così come tra Nord e Sud del Paese: a darci una mano in quest’analisi è il Dott. Riccardo Spezia del Laboratorio di Chimica Teorica dell’Università Sorbona di Parigi e Direttore di Ricerca del CNRS, il Centro Nazionale di Ricerca Scientifica in Francia, che in queste settimane supporta Fanpage.it nell’analisi dell’andamento italiano.

Allora dottore, a che punto siamo in Italia?

Dai numeri che vengono dati ogni giorno dalla Protezione Civile, si osserva un’importante diminuzione dei decessi: si è passati infatti da quasi 1.000 a 500-600 deceduti come numero assoluto al giorno. Anche le persone ricoverate in terapia intensiva diminuiscono, sebbene ancora lentamente. Sono dati che devono essere guardati con attenzione e sui quali occorre riflettere, ma pare sia ormai assodato che la situazione stia lentamente migliorando. In particolare, l’andamento dei ricoveri in terapia intensiva è confortante, perché la media nazionale è in calo, così come la diffusione del contagio. Si potrebbe quasi dire che il virus si sia fermato al confine del Rubicone.

In che senso? Ci sono zone dove il rischio di contagio è più basso?

Più che di zone con un rischio di infezione più basso, si conoscono bene le aree dove il virus ha colpito di più, come accaduto in alcune regioni del Nord Italia, soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte e Liguria dove, per milione di abitanti, si osservano numeri al di sopra della media nazionale perché probabilmente il virus ha circolato di più. Altre regioni, come il Veneto e la Toscana, mostrano invece andamenti un po’ diversi. Ad esempio, in Veneto, a fronte di un ritmo di crescita inizialmente molto veloce, il trend dei decessi è rallentato.

Ci sono poi le regioni del Centro-Sud dove, al contrario, si osserva una crescita che è largamente sotto la media nazionale e si vede benissimo che l’effetto del lockdown è stato molto importante. Ad esempio in Campania, dove all’inizio si registrava un andamento analogo a quello di altre regioni, mentre ora la crescita dei decessi si è quasi fermata, riflettendo in parte l’andamento dei contagi di venti giorni fa. Al momento, in ogni caso, sembra che in Campania le misure per fronteggiare l’emergenza stiano avendo un effetto migliore rispetto ad altre regioni.

Il Piemonte, nello specifico, sta facendo registrare numeri preoccupanti. Possiamo parlare di un caso sui generis come per la Lombardia?

Dall’analisi dei dati del Piemonte emerge in effetti un andamento che non avremmo mai voluto vedere perché, a fronte di un inizio meno preoccupante, i diversi indicatori migliorano più lentamente di quanto non facciano altre regioni, come ad esempio le Marche, nonostante in principio il Piemonte avesse un andamento migliore del marchigiano. I dati della mortalità, in particolare, si staccano dagli altri, addirittura con un aumento in media degli ultimi giorni, mentre i dati ospedalieri indicano che la diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva è più lenta.

Nel primo grafico di confronto tra Lombardia, Piemonte e Marche, si nota chiaramente che, per milione di abitanti, all’inizio dell’epidemia le Marche avevano un numero più alto di persone in terapia intensiva rispetto al Piemonte e che queste tre le Regioni hanno raggiunto tutte un picco tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Per quanto questo picco possa essere falsato dal fatto che c’è una saturazione dei posti in terapia intensiva, per cui i pazienti vengono spostati in altre regioni e all’estero, come avvenuto in Lombardia, la curva decresce, ma la discesa nelle Marche è più rapida di quella registrata in Piemonte.

Numero di ricoverati in terapia intensiva per milione di abitanti in Lombardia, Piemonte, Marche e Italia.
Numero di ricoverati in terapia intensiva per milione di abitanti in Lombardia, Piemonte, Marche e Italia.

Questo andamento si vede anche nel grafico delle ospedalizzazioni in cui si osserva come in Piemonte il numero di ricoveri stia continuando a crescere, mentre nelle Marche è da tempo costante. Nello specifico, fino a venti giorni fa, le Marche e il Piemonte avevano curve quasi sovrapponibili, cioè c’era la stessa incidenza di ospedalizzazioni, mentre nelle ultime due settimane si vede chiaramente che la curva del Piemonte continua a salire diversamente dalle Marche, dove la crescita si è di fatto fermata.

Numero di ospedalizzazioni per milione di abitanti (non in terapia intensiva) in Lombardia, Piemonte, Marche e Italia.
Numero di ospedalizzazioni per milione di abitanti (non in terapia intensiva) in Lombardia, Piemonte, Marche e Italia.

Nel confronto con la Lombardia, che è la Regione dove si registra il numero più alto di decessi, con più di 11.000 morti su 10 milioni di abitanti, così come di ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, si osserva che in qualsiasi punto dei due grafici, le curve di Piemonte e Marche sono entrambe al di sotto di quella lombarda. Il Piemonte mostra però una crescita anomala anche per quanto riguarda il numero di decessi, rispecchiando la crescita dei contagi registrata nei giorni scorsi. Speriamo sia solo una fluttuazione perché, dopo un andamento altalenante e un appiattimento della curva, il numero di decessi è un po’ risalito anziché calare.

Variazione del numero di decessi per milione di abitanti (media su tre giorni) in alcune regioni italiane.
Variazione del numero di decessi per milione di abitanti (media su tre giorni) in alcune regioni italiane.

Quando possiamo sperare di vedere un miglioramento?

In questo momento, fare previsioni è la cosa più difficile perché, fino a quando non ci sarà un vaccino o almeno una cura che riduca il ricorso alla terapia intensiva in modo così massivo, il virus continuerà comunque a circolare. Stime ragionevoli, fatte sul numero dei decessi e senza modificare le attuali condizioni, porterebbero ad affermare che si potrà vedere un miglioramento tra almeno un mese o due, ma è chiaro che non è possibile formulare alcuna ipotesi poiché si tratta di una condizione per molti versi imprevedibile, anche perché non è chiaro quanto precisamente può durare l’infezione, se un paio di settimane o un mese, né è ancora certo se chi è già guarito ha sviluppato un’immunità contro il virus né per quanto tempo è immune. La riapertura e le soluzioni sociali saranno scelte politiche con un enorme peso da bilanciare tra la salute delle persone, i problemi psicologici che possono derivare da questa situazione e le libertà individuali delle persone.

Quello che però si può fare è chiedersi, dopo cinque settimane di blocco, da chi e dove, se in casa o fuori, sono state contagiate le persone che oggi entrano in terapia intensiva. Leggere i dati porta anche a domande quelli che sono sui metodi di contenimento che potrebbero dover richiedere un passo in più. Non solo per recuperare tutti i contatti avuti dai positivi negli ultimi giorni ma anche per cercare il più possibile di isolare queste persone, perché è ormai chiaro che chi viene contagiato non può restare nella stessa casa con familiari e altre persone che non lo sono.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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