L'unico luogo al mondo in cui ci si può ancora abbracciare senza paura è l'Antartide. Lo raccontano i ricercatori italiani della base italo-francese Concordia gestita dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), raccontando che nell'unico continente nel quale la pandemia non si è ancora diffusa l'inverno è duro, ma il contatto non è vietato. "Quando siamo partiti le nostre famiglie erano preoccupate per noi" ha spiegato all'Ansa il fisico dell'atmosfera Alberto Salvati, "ma ora accade il contrario: ci dicono ‘per fortuna lì siete al sicuro' e siamo noi a essere in pensiero per loro".
Salvati, responsabile della struttura, lavora presso la base antartica con altri tre colleghi italiani – il medico Loredana Faraldi, il meccanico Andrea Ceinini e l'informatico Luca Ianniello – e altri sette ricercatori e tecnici francesi e una ricercatrice olandese. "Qui possiamo ancora abbracciarci" ha spiegato Loredana Faraldi. "Qui sono utile, ma lì potrei dare una grande mano". La Faraldi è infatti anestesista e rianimatrice dell'ospedale Niguarda di Milano, coinvolto come gli altri nosocomi nella lotta contro il coronavirus.
"Non è una situazione facile da descrivere: da un lato ci si sente privilegiati perché qui non è arrivato il virus, ma questo sentimento è sopraffatto dal dispiacere di non poter essere vicini ai nostri affetti" spiega Salvati. "Sappiamo di essere lontani e di non poterli aiutare". Pur trovandosi nell'unico luogo al mondo al sicuro dal virus, l'Antartide resta una zona estremamente dura da affrontare. "Da qui aiutiamo parenti e amici a vivere isolati, molti ci dicono che preferirebbero stare qui" conclude il ricercatore. "Prima del coronavirus questo luogo era percepito come pericoloso. Adesso familiari e amici sono meno preoccupati per noi. Siamo noi preoccupati per loro".