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Covid 19

Coronavirus, cani e gatti non si ammalano e non lo trasmettono

L’Istituto Superiore della Sanità (ISS) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno confermato che cani e gatti non rappresentano un pericolo nella diffusione della COVID-19, l’infezione respiratoria scatenata dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). Gli animali domestici non si ammalano e dunque non trasmettono il virus: il primo cane positivo al patogeno è infatti in salute e si ritiene non possa diffondere il coronavirus.
A cura di Andrea Centini
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Gli animali da compagnia come cani e gatti non si ammalano a causa del nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) e non lo trasmettono agli esseri umani. In altri termini, non diffondono la COVID-19, il nome assegnato dall'organizzazione Mondiale della Sanità all'infezione respiratoria scatenata dal patogeno emergente. È quanto afferma l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel punto 9 del suo vademecum sul coronavirus, con dieci comportamenti da seguire per proteggersi dalla patologia.

Cani e gatti non trasmettono il coronavirus

Anche sulla pagina dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dedicata ai “miti da sfatare” sul nuovo coronavirus viene affermato che al momento “non ci sono prove che animali da compagnia / animali domestici come cani o gatti possano essere infettati dal nuovo coronavirus”. L'OMS tuttavia sottolinea l'importanza di lavarsi sempre le mani con acqua e sapone dopo essere entrati in contatto con i propri animali. “Questo ti protegge da vari batteri comuni come Escherichia coli e Salmonella che possono passare dagli animali domestici all'uomo”.

Il primo cane positivo

Le autorità sanitarie di Hong Kong hanno confermato che un volpino di pomerania è il primo cane contagiato dal coronavirus. Il “basso livello di contaminazione” riscontrato da un primo tampone eseguito a febbraio è stato infatti confermato dal secondo. È importante sottolineare che il cane risulta essere soltanto debolmente positivo, ma non è malato e soprattutto si ritiene non possa trasmettere il patogeno. Anche con la SARS si registrarono rari casi di animali domestici positivi al virus, ma nessuno si ammalò o contagiò le persone, dunque le indicazioni del Ministero della Sanità e dell'OMS restano valide.

Le fake news sul coronavirus alimentano psicosi e violenza

Il motivo per cui i principali enti sanitari hanno sottolineato che cani e gatti non rappresentano alcun pericolo non è solo legato a un fatto di rassicurazione, dato che moltissime famiglie in tutto il mondo hanno amici a quattro zampe in casa, ma anche perché dove sono iniziate a circolare fake news sulla responsabilità di questi animali sono stati registrati spregevoli atti di violenza. A Wuhan, ad esempio, come denunciato dall'associazione animalista locale “Chengdu Pet Adaptation Platform”, gruppi di ragazzi armati di mazze a bastoni hanno iniziato a dare la caccia ai poveri cani randagi, uccidendoli con ferocia. In alcune città cinesi sembra ci sia stata addirittura la richiesta da parte delle autorità locali di sopprimere gli animali domestici, col risultato che molti cani e gatti sarebbero stati scagliati da palazzi altissimi per essere uccisi.

Coronavirus originato nei pipistrelli

Benché gli animali domestici non siano coinvolti nella diffusione del coronavirus SARS-CoV-2, è tuttavia certo che il patogeno abbia fatto il salto di specie da un animale (mammifero) all'uomo, come avvenuto con la SARS (Severe acute respiratory syndrome) e la MERS (Middle East Respiratory Syndrome). Nel primo caso la trasmissione all'uomo avvenne attraverso un mustelide, lo zibetto, mentre nel secondo caso con il dromedario: ma questi animali furono i cosiddetti ospiti intermedi. Il virus in origine circolava infatti in un pipistrello. Gli scienziati dell'Università di Fudan (Shanghai), dell'Istituto Marie Bashir per le malattie infettive e la biosicurezza dell'Università di Sydney (Australia) e dell'Istituto di Virologia di Wuhan, che fa capo all'Accademia Cinese delle Scienze, sono convinti che anche il nuovo coronavirus fosse presente nei pipistrelli; del resto condivide l'80 percento del patrimonio genetico con quello della SARS.

La letalità del coronavirus più bassa del previsto

Come spiegato a fanpage dalla virologa di fama internazionale Ilaria Capua, il coronavirus potrebbe essere presente in Italia da settimane o addirittura mesi, e il fatto che si stiano registrando così tanti contagiati in questi giorni può essere una buona notizia: “Tanto più cresce il numero delle persone infette – o meglio: tanto più scopriamo casi pregressi e passati inosservati – tanto meglio è. Perché vuol dire che il numero degli infetti è maggiore di quanto pensavamo. E il potenziale letale del virus, molto minore”.

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