Cordone ombelicale: cos’è, perché donarlo e quali malattie può curare
Il cordone ombelicale, o funicolo ombelicale, è quella formazione anatomica che collega il feto alla placenta grazie al quale è permesso il passaggio di nutrimenti al bambino quando si trova nella pancia della madre. Vediamo nel dettaglio cos'è il cordone ombelicale, a cosa serve, perché è possibile donarlo e quali patologie può curare il sangue al suo interno.
Cordone ombelicale, cos'è
Il cordone ombelicale, come dicevamo, è un funicolo che collega la placenta della mamma al feto che ottiene così i suoi nutrimenti. Dalla consistenza gelatinosa e dal color biancastro, il cordone ombelicale può misurare dai 50 ai 60 centimetri, per 2 centimetri di diametro, ed è ricco di cellule staminali emopoietiche.
Donare il cordone ombelicale, perché
La scienza ha dimostrato che il sangue presente nella vena ombelicale del cordone è una fonte di cellule staminali emopoietiche che sono cioè in grado di riprodursi e dare vita ad altre cellule. In pratica il sangue cordonale, proprio come il midollo, contiene cellule che possono generare globuli bianchi, rossi e piastrine. Per questo motivo negli ultimi anni i genitori sono stati invitati a donare il cordone ombelicale, pratica che non interferisce con la normale procedura del parto e non comporta rischi per la madre e il bambino.
Come si dona il cordone ombelicale in Italia
La donazione a scopo solidaristico del cordone ombelicale è possibile in Italia, mentre le conservazione ad uno dedicato è possibile solo in caso di patologie specifiche tra consanguinei del nascituro. La donazione avviene direttamente in sala parto, dopo la sua recisione del cordone e prima dell'espulsione della placenta: poiché il sangue per effetto della gravità fuoriesce dalla vena. Le persone intenzionate a donare il cordone devono farne richiesta esplicita prima del parto all'ospedale accreditato per la raccolta.
Quali malattie cura il sangue nel cordone ombelicale
Il sangue del cordone ombelicale è ricco di cellule staminali emopoietiche che possono essere riutilizza per curare malattie tumorali come la leucemia e i linfomi, ma anche altre patologie non tumorali, come la talassemia, l’aplasia midollare e le immunodeficienze congenite in pazienti bambini e adulti.