Contrarre il coronavirus in gravidanza non aumenta il rischio di morte del bambino
L’infezione da coronavirus Sars-Cov-2 in gravidanza non è associata alla morte prenatale o neonatale precoce. Lo evidenziano i dati di un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra che ha coinvolto 4.004 donne in gravidanza con diagnosi di Covid-19 che hanno partorito tra gennaio e agosto 2020. La ricerca, pubblicata sulla rivista Ultrasound in Obstetrics and Gynecology, indica che nonostante un rischio più elevato di parto pretermine (prima della 37esima settimana), non è stato riscontrato alcun aumento della mortalità perinatale o di basso peso alla nascita.
I dati, elaborati a partire dalle informazioni estratte dal registro britannico PAN-COVID e da quello statunitense SONPM, hanno evidenziato che nel Regno Unito il 12% delle donne in gravidanza con infezione da coronavirus Sars-Cov-2 sospetta o confermata ha avuto un parto prematuro, ovvero il 60% in più rispetto al tasso medio nazionale del 7,5%. Analogamente, l’analisi dei dati sulle nascite negli Stati Uniti ha mostrato che il 15,7% delle donne con Covid-19 in gravidanza ha partorito prima delle 37 settimane, indicando che un aumento del 57% del tasso di nascite pretermine rispetto alla media nazionale statunitense del 10%.
I ricercatori non hanno riscontrato alcun aumento del rischio di mortalità perinatale. “Nessun bambino è morto a causa di Covid-19 nello studio” sottolineano in una nota pubblicata sul sito dell’ateneo londinese. “La scoperta che l’infezione da coronavirus non aumenta il rischio di mortalità prenatale o di morte del bambino è rassicurante – ha affermato Christoph Lees, autore senior dello studio e professore del Dipartimento di Metabolismo, Digestione e Riproduzione dell’Imperial College di Londra – . Tuttavia, la diagnosi di Covid sospetta o confermata è collegata a un aumento della probabilità di parto pretermine, e il motivo non è del tutto chiaro”.
Secondo gli studiosi, parte dell’aumento dei parti prematuri potrebbe essere dovuta alla decisione degli specialisti di indurre un parto pretermine a causa delle preoccupazioni circa le conseguenze di Covid-19 nella madre e nel bambino. “Il tasso di parti prematuri spontanei – aggiungono gli studiosi – è risultato inferiore alle attese”.
L’indagine ha inoltre evidenziato che la percentuale di bambini nati da madri Covid-positive e che dopo la nascita sono risultati positivi al coronavirus era del 2% nel Regno Unito e dell’1,8% negli Stati Uniti, confermando i risultati emersi da ricerche precedenti che indicano un rischio di trasmissione “molto basso” da mamma a bambino. Oltre a ciò, il tasso di mortalità nelle donne in gravidanza con Covid-19 è risultato paragonabile a quello degli adulti con infezione da coronavirus confermata, suggerendo che lo stato interessante non espone a un maggior rischio di morte per Covid-19.