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Come si sopravvive ad un divorzio? Ce lo dice la scienza

Luogo comune o frutto di una ricerca scientifica: in ogni caso, quello che rende più difficoltoso l’affrontare il divorzio sarebbe principalmente legato all’aver disimparato ad amare se stessi.
A cura di Nadia Vitali
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Un momento delicato che nessuno vorrebbe affrontare nella propria esistenza, tuttavia sempre più frequente; sono in costante aumento le coppie che optano per la separazione definitiva, in Italia negli ultimi 15 anni c'è stata una crescita esponenziale dei divorzi, ma ciò non toglie che si tratti sempre di un evento traumatico per chi ne è coinvolto. Un'esperienza che, talvolta, può essere sentita con troppa sensibilità, al punto da causare vere e proprie depressioni la cui conseguenza più allarmante è l'incapacità di ricostruirsi una vita secondo i propri desideri.

Un recente studio condotto dallo psicologo David A. Sbarra assieme ai suoi colleghi dell'Università dell'Arizona Hillary L. Smith e Matthias R. Mehl, ha cercato di individuare quale, tra gli atteggiamenti che si possono adottare in seguito alla rottura di un matrimonio, può risultare di maggiore aiuto per superare la crisi. Centocinque persone, 38 uomini e 67 donne, di età intorno ai 40 anni, divorziati all'incirca da 3 o 4 mesi, dopo matrimoni durati più di 13 anni: alla prima visita, è stato chiesto loro di parlare per 30 secondi del proprio ex coniuge e per quattro minuti dei propri sentimenti e dei propri pensieri in merito alla separazione; nei mesi successivi, altri incontri in cui gli stessi, riferivano ancora del proprio rapporto con il divorzio.

Il risultato della ricerca, pubblicato da Psychological Science, svela che per mantenere un approccio il più sano possibile con un'esperienza del genere, contano solo fino ad un certo punto quelle che potrebbero sembrare le preoccupazioni fondamentali: il problema economico, dunque, passa in secondo piano, così come anche la stessa perdita del coniuge, la capacità di guardare avanti, la possibilità o meno di intraprendere nuovi rapporti, l'ottimismo e la resistenza alla depressione. Quello che maggiormente bisognerebbe tenere in considerazione, stando a quanto sostengono gli studiosi, è la self-compassion: da questa possono venire risultati positivi.

Self-compassion è un insieme di gentilezza ed indulgenza verso se stessi con la presa di coscienza della comune "umanità": il solo vero modo per comprendere che, seppure il divorzio viene affrontato come un fallimento, resta pur sempre un fallimento che accomuna molti individui che non per questo hanno necessità di essere duri e punitivi contro se stessi. Tra i volontari, i più capaci di auto-compassione affrontavano meglio e più rapidamente il trauma del divorzio, dunque; capaci di amore verso se stessi, non provavano sentimenti di colpa nei confronti del proprio passato.

Certo, non è facile, come ammette lo stesso Sbarra, cambiare la propria natura ed essere, quindi, meno ansiosi; in questo le donne sono più capaci e, dunque, non si può nemmeno imporre di cambiare il sesso. Tuttavia un atteggiamento che inscrive la propria perdita nella più grande esperienza umana sena dubbio attenua il senso di isolamento; e consente di iniziare ad avere più cura di sé, dandosi quella spinta a ricominciare con nuove esperienze. Forse, effettivamente, non è proprio così facile come dicono: comunque vale la pena pensarci un po' su.

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