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Come si muore annegati: l’acqua entra nei polmoni, si perde coscienza fino all’arresto cardiaco

Morire annegati significa aver vissuto e attraversato cinque diverse fasi, dalle quali è possibile essere salvati se recuperati dall’acqua prima dell’arresto cardiaco e quindi della morte. Vediamo insieme cosa significhi morire annegati e quali siano le sofferenze che deve subire, prima di morire, una vittima di annegamento.
A cura di Zeina Ayache
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La morte per annegamento è rapida e dolorosa, prima di arrivare al decesso, la persona che si trova in mare ed non può uscirne, attraversa cinque fasi che portano all’arresto cardiaco. Ecco cosa succede ad una persona che si trova in mare aperto prima di morire annegata.

Annegamento, cos’è

Parliamo di annegamento quando ci riferiamo ad asfissia acuta conseguente all’immersione di tutto il corpo, o anche solo della faccia, in un liquido. L’asfissia acuta è data dal fatto che l’acqua entra nei polmoni sostituendo l’aria, capita però, nel 10-15% dei casi, che l’acqua non entri nei polmoni, ma, a contatto con la parete faringea e laringea, determina un laringospasmo che non permette l’ingresso né di acqua, né di aria, con conseguente ipossia (carenza di ossigeno nell’organismo), che compromette la vitalità degli organi e colpisce duramente il sistema nervoso centrale. Ma andiamo per punti.

Le fasi dell’annegamento che portano alla morte

L’annegamento si sviluppa in più fasi e, senza l’intervento di qualcuno, la persona che si trova in acqua è destinata a morire, vediamo come.

  • Fase di sorpresa – la persona cade in acqua e, di riflesso, inspira aria.
  • Fase della resistenza – una volta sott’acqua, le prime boccate di acqua portano ad uno spasmo della glottide che impedisce l’ingresso di acqua nei polmoni. Questo effetto però dura poco. Durante questi secondo di apnea, la persona in mare si agita e tenta di riemergere per respirare.
  • Fase della dispnea respiratore – a questo punto la persona in acqua non riesce più a trattenere il respiro, la glottide si rilascia e, dopo alcune affannose respirazioni sott’acqua, l’acqua entra nel corpo e, o raggiunge le prime vie aree, provocando edema polmonare, o la laringe, provocando ipossia (carenza di ossigeno nell’organismo) e ipercapnia (eccesso di anidride carbonica nel sangue)
  • Fase apnoica – a questo punto la persona perde coscienza, non sono presenti riflessi, entra in coma profondo e si arresta il respiro
  • Fase terminale – la morte è ormai vicina, è il momento dell’anossia, mancanza di ossigeno, dell’acidosi, accumulo di anidride carbonica nel sangue, che portano a disturbi del ritmo cardiaco fino all’arresto cardiaco. Il cuore smette di funzionare, il cervello è danneggiato dall’assenza di ossigeno. La persona muore.

Cosa succede se ci si salva dall’annegamento

Nel caso in cui la persona che si trova in mare e che sta iniziando ad attraversa le varie fasi dell’annegamento dovesse essere recuperata dal mare, ha ancora speranze di salvarsi, che però variano dalla quantità di tempo di immersione:

  • Se la persona è rimasta immersa meno di un minuto e non ha aspirato acqua, le probabilità di ripresa sono molto alte, bisogna valutare l’eventuale ipotermia provocata dall’acqua fredda.
  • Se la persona è rimasta immersa per più di un minuto e ha inalato acqua, potrebbe trovarsi in uno stato di coscienza alterato e avere difficoltà respiratorie, le labbra potrebbero essere blu e il battito cardiaco aumentato
  • Se la persona è rimasta immersa per più di un minuto, ha inalato acqua e ha perso coscienza, potrebbe essere troppo tardi, potrebbe infatti insorgere prima l’arresto respiratorio e poi quello cardiaco.
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