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Come il cambiamento climatico ha contribuito alla guerra in Siria

L’osservazione di alcuni scienziati che hanno individuato un probabile legame tra la siccità che ha colpito la Mezzaluna Fertile e la sollevazione contro il regime di Assad.
A cura di Nadia Vitali
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Macerie a Damasco in un'immagine del 2 marzo 2015
Macerie a Damasco in un'immagine del 2 marzo 2015

Eventi dalla portata storica significativa come una guerra civile difficilmente sono riconducibili ad una singola causa: chi ha studiato la storia sa come fin troppo spesso, nell'analisi dei fatti, ci si ritrovi a fare i conti con una gran quantità di diverse circostanze determinanti.

Quattro anni di guerra civile

Il caso dell’ultimo conflitto in Siria sembrerebbe ricadere in questa casistica: iniziato nel 2011, nell'ambito di un fenomeno ben più ampio a cui è stato attribuito il nome di Primavera araba, nasce come sollevazione contro il regime di Bashar al-Assad. Da allora sono passati quattro anni – l’anniversario ricorre proprio in questi giorni – durante i quali la sollevazione ha assunto l’identità di una guerra civile che ha spazzato via oltre 200.000 vite. Cause politiche (interne ed esterne) e sociali hanno contribuito a delineare questo scenario catastrofico ma, secondo uno studio recentemente curato dalla Columbia University, non si può trascurare il ruolo avuto da un’ondata di siccità straordinaria che tra il 2007 e il 2010 ha visto l’area della “mezzaluna fertile” ridurre sempre più la propria ricchezza di risorse.

La siccità, un fattore di importante instabilità

Tale siccità è da ricondursi all'impronta antropica sull'ambiente; o, in altre parole, al riscaldamento globale dovuto a gas serra e deforestazione. Intendiamoci, non stiamo dicendo che il cambiamento climatico è stata la causa scatenante di questa tragedia ancora in atto: anche perché in sua assenza l’uomo ha sempre e comunque provato il bisogno di sopraffare e distruggere i suoi simili. Semplicemente il lavoro pubblicato da PNAS mira a spiegare come la gravità della siccità abbia avuto un ruolo importante nel preparare il fallimento del regime di Assad e nell'esacerbare le tensioni interne, nate da disoccupazione, da corruzione o da disuguaglianze sociali: il tutto innestato nel momento particolare in cui altri Paesi arabi vivevano le proprie rivoluzioni. Come accaduto in molte occasioni nel corso della millenaria storia dell’umanità, sul lungo tempo l’impoverimento generale di una regione ha spinto nella direzione di una più accesa conflittualità.

Più caldo e meno pioggia

La recente siccità ha colpito la Mezzaluna Fertile estendendosi fino alla Turchia e coinvolgendo soprattutto Siria ed Iraq, regione generalmente interessata da oscillazioni climatiche. Il professor Colin Kelley della University of California, a capo del gruppo di ricerca, ha fatto ricorso a studi preesistenti e a dati più recenti per calcolare come si è modificata la temperatura negli ultimi decenni: ne è emerso che, in media, ci sarebbe stato un incremento pari a 1-1,2 gradi centigradi a sui ha corrisposto una riduzione nelle precipitazioni stagionali del 10%. Un trend che, secondo gli esperti, coinciderebbe perfettamente con quelli imputabili al riscaldamento globale e che, in ogni caso, non potrebbe essere attribuibile alla naturale variabilità della regione.

Una "tempesta perfetta" di circostanze

In particolare, l’innalzamento delle temperature ha avuto effetti sull'area in due modi distinti: in primo luogo indebolendo il sistema dei venti che portano le nubi dal Mediterraneo, con la conseguente diminuzione delle precipitazioni durante la stagione che va da novembre ad aprile. A questo si è aggiunto l’incremento dell’evaporazione dell'umidità dei suoli dovuto alle temperature ancor più alte delle consuete stagioni molto calde. Tali fenomeni atmosferici hanno portato, nel 2006, alla peggiore crisi di siccità (almeno da quando siamo in grado di registrarle) dell’area della Mezzaluna Fertile: ironia della sorte, proprio laddove l’agricoltura nacque, circa 12.000 anni fa.

A tutto ciò si sono sommate delle politiche in materia di agricoltura poco sostenibili che hanno provocato il collasso di buona parte delle coltivazioni nell'area nordorientale: il risultato sono stati un milione e mezzo di persone prive di mezzi che, nel giro di pochi anni, si sono riversate dalle campagne nelle città. Famiglie rurali sommatesi ai profughi iracheni: un improvviso ampliamento della popolazione in città che già, in parte, si presentavano in precarie condizioni determinate dalla difficoltà di accesso ad acqua ed elettricità. Crollo della produzione agricola, aumento dei prezzi, sobborghi popolatissimi e caotici; e in più accesso all'informazione che, da mondi vicini e lontani, raccontava delle rivolte nei Paesi arabi. Il tutto in un clima politico potenzialmente esplosivo, che gravava su un Paese sempre più instabile a causa anche di fattori geografici e demografici.

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