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Colorito dorato senza rischi? Arriva l'abbronzatura genetica made in USA

Prendere il sole è una delle attività più praticate con l’arrivo della bella stagione. Adesso, uno studio americano potrebbe finalmente riuscire ad arginare i rischi connessi alla tintarella.
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ricerca USA

Il primo solleone, l'atmosfera afosa e tanta voglia di sole e mare: insomma l'estate è arrivata. La bella stagione porta con sé il desiderio e la necessità di scoprirsi per dare sollievo alle carni tormentate dalla calura estiva. Affiancato a questo desiderio, però, di solito c'è la voglia di non farsi cogliere impreparati e di mostrare un colorito quantomeno lontano dal giallo, incarnato tipico del periodo invernale. Insomma, per molti estate è sinonimo di abbronzatura.

Nonostante i moniti degli esperti e il "bombardamento mediatico" tipico del periodo con le istruzioni sui diversi fototipi e i corrispettivi livelli di protezione dai raggi ultravioletti, gli italiani non sembrano molto attenti alla salute della loro pelle. Per molti l'obiettivo resta raggiungere un incarnato dorato il prima possibile, incuranti dei rischi connessi ad un'esposizione selvaggia al sole. Nonostante alcuni ritengano che il sole sia diventato pigro, eritemi, scottature ma anche problemi più seri come i tumori alla pelle sono tra i principali incidenti di percorso dei vacanzieri desiderosi di tintarella, per i quali però adesso sembra esserci una soluzione.

Uno studio americano condotto dal gruppo di ricerca guidato da David Fisher del Massachusetts General Hospital sta vagliando l'ipotesi di un'abbronzatura genetica, ovverosia di un'azione sui geni per attivare la melanina. Dal lavoro dei ricercatori è risultato che disattivando un gene specifico. il PDE-4D3, la pelle dovrebbe scurirsi a prescindere dall'esposizione al sole. Festeggiata con entusiasmo dalla comunità degli ever-tanned, in realtà la scoperta persegue scopi più nobili e utili come, per l'appunto, la prevenzione dei tumori della pelle. Il gene in questione, infatti, secondo le scoperte dei ricercatori  sarebbe responsabile di bloccare la produzione di melanina attraverso un enzima ad esso connesso.

Finora gli esperimenti sono stati condotti sui topi che, dopo solo cinque giorni di trattamento, hanno riportato un aumento della pigmentazione della pelle notevole. Questo il commento del ricercatore in merito alla possibilità di estendere la ricerca sugli umani: "L'obiettivo primario è la prevenzione del cancro della pelle, dal momento che tutte le forme più comuni di queste neoplasie sono associate all'esposizione ai raggi ultravioletti".

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