Condizionatori e Covid: “Se sporco è un rischio di infezioni respiratorie, non solo da coronavirus”
Con l’arrivo della stagione più calda e la circolazione di varianti virali più contagiose, in particolare la Delta che con tutta probabilità sarà prevalente in qualche settimana, tornano di grande attualità i dibattiti relativi all’utilizzo dei condizionatori negli ambienti affollati e non ben ventilati. Sul rischio rappresentato dalle particelle di virus che viaggiano nell’aria si è discusso molto, specialmente all’inizio della pandemia di Covid-19, quando le prove di diffusione virale tramite aerosol non erano ancora solide e chiare. Dopo più di un anno di studi scientifici “sappiamo moltissimo della trasmissione di Sars-Cov-2 – premette a Fanpage.it il professor Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) – . È ormai evidente che la sua diffusione avviene principalmente per via respiratoria, sia attraverso le particelle di saliva più grandi, i famosi droplet, sia attraverso quelle più piccole, dunque gli aerosol che restano sospesi nell’aria per più tempo”.
Possono i condizioni veicolare il virus contenuto negli aerosol e quindi il contagio?
Bisogna innanzitutto fare una distinzione: gli aerosol hanno un tasso di contagiosità assai inferiore a quello dei droplet. Questo è stato evidenziato da più studi internazionali e anche nazionali, secondo cui esiste una teorica possibilità che i flussi d’aria dei climatizzatori possano comportare una ridistribuzione dei virus. Tuttavia, il rischio all’interno di ambienti chiusi è presente soltanto in presenza di una persona contagiata. Negli altri casi è assolutamente trascurabile.
E lo studio cinese che ha rilevato questo rischio in un ristorante, legato al flusso d’aria del condizionatore?
L’uso del condizionatore, come le dicevo, non rappresenta di per sé un rischio di contagio. È chiaro che in presenza di una persona malata, una possibilità teorica esiste, ma un conto è entrare in contatto con un positivo, e dunque con le goccioline di saliva più grandi che possono contenere maggiori quantità di virus, un conto è il rischio rappresentato da un aerosol disperso nell’aria che magari passa attraverso un filtro.
Quindi diciamolo con tutta franchezza, il rischio di contagio attraverso i climatizzatori è diventato un problema marginale, proprio perché si è capito che per sostenere la trasmissione virale è necessaria una serie di eventi associati. Nel caso del ristorante, dove è consentito stare senza mascherina ad un metro di distanza dagli altri, la presenza di un condizionatore acceso rappresenta un rischio trascurabile. A fare la differenza è la presenza di una persona malata, che in un ambiente aperto o chiuso che sia, a contatto con gli altri, sappiamo non dovrebbe comunque esserci. E anche nell’ipotesi che sia sfuggita ad esempio al controllo della temperatura all’ingresso, sarebbe comunque seduta alla dovuta distanza dagli altri.
Si tratta evidentemente di circostanze che, considerando inoltre l’attuale contesto epidemiologico e il tasso di trasmissibilità intorno allo 0,6, rappresentano un rischio assolutamente secondario.
Cosa bisogna fare per annullare anche questo minimo rischio residuo?
Personalmente, suggerisco di procedere sempre a un’accurata e continua sanificazione del climatizzatore con spray igienizzanti che si trovano anche nei supermercati. Questa operazione richiede davvero cinque secondi di tempo, la durata di uno spruzzo prolungato.
Cosa è consigliato controllare?
La pulizia dei filtri è fondamentale, indipendentemente dal coronavirus. Un climatizzatore sporco diffonde batteri che possono essere molto più pericolosi, oltre a pollini e altre sostanze che si depositano al loro interno.
In generale, cosa suggerisce ora che con le giornate più calde l’uso dei climatizzatori è più diffuso?
Il mio consiglio è quello di stare il più possibile all’aria aperta, e quando siamo in un ambiente chiuso, come in un ristorante, di rispettare le distanze perché l’emergenza non è finita. Questo è l’elemento primario di difesa. In altri luoghi, come nei teatri e nei cinema, continuiamo a indossare la mascherina, perché la copertura di naso e bocca rappresenta un fattore di protezione primario. Quando cadrà anche quest’obbligo, vorrà dire che saremmo a livelli talmente bassi di presenza del virus all’interno della comunità che non ci sarà nemmeno più bisogno di proteggerci. Vorrà insomma dire che i nostri calcoli indicano che non ci si ammala più, eccetto quando ci sono assembramenti molto stretti.
Pertanto, io metterei all’ultimo posto il rischio di contagio attraverso i flussi dei condizionatori, che ad ogni modo rimangono un fattore di rischio di trasmissione delle malattie respiratorie in generale, e vanno dunque igienizzati e sanificati con regolarità, a maggior ragione se in un ambiente, come ad esempio in casa, c’è stato un malato di Covid. Più in generale, il mio consiglio è semplicemente quello di procedere alla normale igiene e pulizia continua, non stagionale ma settimanale, possibilmente anche due volte alla settimana.