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Cinque bufale sulla cannabis

Nonostante i primi segni di apertura anche in Italia, soprattutto in campo medico; continuano a sopravvivere diversi falsi miti sulla cannabis, ecco i cinque più diffusi.
A cura di Juanne Pili
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Iniziano quest'anno le prime fasi della commercializzazione della cannabis a scopo terapeutico. Un esempio virtuoso è certamente Vicenza. Si parla anche di "Made in Italy", visto che sarà prodotta nello stabilimento farmaceutico militare di Firenze, questo in base ad accordi firmati già il 18 settembre 2014, effettivamente già da tre anni si praticava l'uso terapeutico.

1. Complotti e pregiudizi

Si comincia così a capire meglio la differenza tra "legalizzazione" (produzione controllata da apposite leggi che ne limitano l'uso) e "liberalizzazione" (produzione e uso incontrollati), come ricordato da Roberto Saviano nel primo caso si darebbe anche un duro colpo alle mafie. Al momento si prevedono due tipi di assunzioni: sotto forma di decotto o mediante appositi inalatori. Per una maggiore efficienza, come vedremo, sarà fondamentale il lavoro delle case farmaceutiche nella produzione mirata di farmaci contenenti il principio attivo Thc, queste avrebbero buoni vantaggi dalla libera commercializzazione, con buona pace di chi parla del "complotto di BigPharma. Ma esistono falsi miti duri a morire; analizziamo almeno quelli scientifici più diffusi.

2. Non ci si cura necessariamente fumando canne

Il fumo non è il farmaco. Il farmaco può essere utilizzato in situazioni di controllo in ambito medico-oncologico. In una live hangout assieme agli esperti in biologia, biomedicina e neurologia di EduTube Italia  abbiamo avuto modo di analizzare i vantaggi che l'estrazione del principio attivo Thc – o la sua eventuale sintetizazione – potrebbe avere in campo medico. Assumere un integratore vitaminico non è come assumere un cibo che lo contiene, perché nel farmaco possiamo concentrare la sostanza interessata scartando le altre, conoscendone le dosi.

La cannabis non guarisce, lenisce. Migliora le condizioni di diversi trattamenti, come nella Sclerosi multipla o nelle terapie antitumorali. Nessun esperto sostiene che curi i tumori o altre patologie, anche se continuano a essere effettuati studi persino in questo senso, soprattutto nelle patologie neurologiche.

Cannabis comparata con alcol e tabacco. Un'altra resistenza è l'immagine che si può avere del malato assistito come se gli si consentisse di fumare sigarette o assumere alcol. Esiste inoltre tutta una letteratura sulla dipendenza da alcol e tabacco e relativi rischi per la vita, imparagonabili con quelli relativi alla cannabis, per la quale al massimo si può parlare di dipendenza psicologica in soggetti già predisposti per altri motivi.

3. Cannabis cancerogena

Qualsiasi cosa "rollata" e fumata può essere cancerogena. Occorre distinguere il principio attivo con l'atto di fumare. La cannabis, come la nicotina, di per sé non è cancerogena, altrimenti non si spiegherebbe l'interesse degli oncologi. Oltretutto se è vero che una "canna" da sola può essere più dannosa di una sigaretta è anche vero che nell'arco di un anno il numero di sigarette supera enormemente quello delle canne, rendendo questa presunta dannosità pressoché irrilevante.

4. Effetti sul comportamento

Altri falsi miti riguardano la tendenza da parte di chi assume Thc ad avere comportamenti violenti, o ridotto interesse ad assumere impegni e responsabilità. Citiamo a titolo d'esempio uno studio: "Effects of Cannabis Use on Human Behavior, Including Cognition, Motivation, and Psychosis: A Review", pubblicato su Jama psychiatry il 3 febbraio 2016. La ricerca sbriciola senza appello tutte queste credenze. Non esistono ad oggi dati rilevanti che possano dimostrarlo, per lo meno nel lungo periodo: è abbastanza banale il fatto che fumarsi una canna non sia consigliabile se si vuole intraprendere dei compiti che richiedono concentrazione, come guidare un'auto o stilare la denuncia dei redditi. Questo vale anche per l'abuso di alcol.

5. La cannabis non porta all'eroina

Un'altra questione importante è se si debba considerare la cannabis una sorta di "droga di iniziazione". Insomma, una volta cominciato si dovrebbe finire necessariamente col consumare droghe sempre più pesanti. In realtà la psichiatria non ha mai prodotto conferme del genere. Certamente se si vuole accoltellare qualcuno ci vuole un coltello, ma non tutti quelli che ne afferrano uno finiranno per commettere un omicidio, nella maggior parte dei casi verrà usato solo durante i pasti. Certamente un tossicodipendente avrà cominciato fumando canne (oppure abusando di alcol), ma questo non rende alcol e droghe leggere correlate ad una vita in preda alla dipendenza da droghe pesanti. Psicologi e psichiatri insegnano che la strada verso la dipendenza da droghe pesanti è molto più complessa.

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