Chi ‘viaggia’ troppo con i pensieri è infelice? Il lato oscuro della mente errante
Il concetto poco scientifico di “seghe mentali” già da tempo ha supposto i rischi dei pensieri che facciamo nei momenti liberi della giornata. Adesso anche gli scienziati ci si mettono per confermarci che pensare troppo quando non abbiamo nulla da fare può essere sintomo di infelicità, ma come è possibile? I ricercatori ce lo spiegano all'interno dello studio intitolato “Mind-wandering as spontaneous thought: a dynamic framework” e pubblicato su Nature Reviews Neuroscience.
Nei rari momenti in cui ci troviamo con noi stessi, la nostra mente ha tre possibilità: fantasticare, pensare alle cose da fare o cadere in un vortice di pensieri negativi (le cosiddette “seghe mentali” appunto). In generale queste sono tutte considerate variabili della “mente errante” che, secondo alcuni gli scienziati, rischiano di portare all'infelicità. Però non è detto che ciò sia vero, affermano i ricercatori della University of California che ritengono che la consapevolezza di come i nostri pensieri si spostino nel nostro cervello quando non siamo impegnati possa portare ad una diagnosi e trattamenti più precisi per alcune malattie mentali come la depressione, l'ansia e il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività.
Analizzando i soggetti attraverso risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno infatti osservato quali parti del cervello si attivassero in corrispondenza delle tre tipologie di pensiero della mente errante e hanno scoperto che:
- quando il cervello fantastica si registra una ridotta attività dei network responsabili del pensiero controllato e questo permette l'immaginazione
- quando il cervello pensa alle cose da fare prende il ‘comando' la corteccia prefrontale che si occupa della gestione e del controllo degli impulsi
- quando il cervello casca in un vortice di pensieri negativi prende il ‘comando' l'area che elabora le emozioni
Inoltre, secondo gli scienziati la nostra mente passa continuamente da pensieri spontanei, tipici della mente errante, ad altri controllati.
Ma a cosa serve questo studio? Comprendere cosa accade nella mente di chi soffre di disturbi come l'ansia o la depressione ci permetterà un giorno di intervenire in maniera più adeguata su queste condizioni cliniche.
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