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Cento nuovi pianeti scoperti nello spazio profondo grazie all’eredità di Kepler

Combinando i dati raccolti del telescopio Kepler con quelli di altri potenti strumenti, sia spaziali che terrestri, un team di ricerca internazionale ha scoperto 104 nuovi pianeti extrasolari nello spazio profondo. Le dimensioni dei corpi celesti spaziano da quelle di Mercurio a quelle di Giove.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA / JPL-Caltech / R. Hurt, T. Pyle (IPAC), UTokyo / J. Livingston
Credit: NASA / JPL-Caltech / R. Hurt, T. Pyle (IPAC), UTokyo / J. Livingston

Nello spazio profondo sono stati identificati cento nuovi pianeti extrasolari o esopianeti, cioè corpi celesti che orbitano attorno a una stella diversa dal Sole. La scoperta, compiuta in circa tre mesi di lavoro, si deve a un team di ricerca internazionale guidato da studiosi del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Tokyo, che hanno collaborato con i colleghi del Massachusetts Institute of Technology (il celebre MIT), dell'Università della California, del Max Planck Institute per l'Astronomia, dell'Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone e di diversi altri enti e atenei di tutto il mondo.

Gli scienziati, guidati dal dottorando John H. Livingston dell'ateneo nipponico, hanno individuato i pianeti analizzando i dati raccolti in seno alla missione "K2" del Telescopio Spaziale Kepler, che alla fine di ottobre 2018 è stato spento per sempre dalla NASA. Lo strumento, noto col soprannome di “cacciatore di pianeti”, nel 2013 ebbe un serio guasto al giroscopio; a causa di ciò gli ingegneri della NASA non poterono più indirizzarlo esattamente dove e come avrebbero voluto. Nonostante il danno le indagini scientifiche proseguirono comunque, inaugurando la nuova fase denominata K2. Proprio per la minore qualità dei dati ottenuti, tutti i candidati esopianeti intercettati dall'occhio di Kepler (attraverso la tecnica del transito) nella sua seconda vita necessitano di una conferma attraverso altri strumenti. Il team di Livingston ha scoperto i cento nuovi corpi celesti partendo proprio dalle informazioni raccolte da Kepler.

Gli astronomi hanno messo nel mirino i dati di 227 segnali differenti, ed effettuando controlli incrociati con altri telescopi (sia terrestri che spaziali) hanno determinato che 104 di essi erano effettivamente esopianeti. Fra quelli scoperti sette risultano avere periodi orbitali inferiori alle 24 ore; ciò significa che un anno su questi mondi alieni dura meno di un giorno sulla Terra. Le dimensioni dei corpi celesti spaziano da quelle di Mercurio a quelle di Giove, inoltre hanno un ampissimo ventaglio di temperature: alcuni non sono troppo distanti da quelle terrestri, mentre altri sono veri e propri mondi infernali. Uno dei pianeti con periodo orbitale ultracorto è stato individuato in seno al sistema K2-187, dove sono già presenti altri tre pianeti. Per carpire i segreti dei mondi appena scoperti sarà necessario attendere il lancio del Telescopio Spaziale James Webb, l'erede spirituale di Hubble. I dettagli su alcuni dei nuovi esopianeti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Astronomical Journal.

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