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C’è una proteina prodotta nel fegato dietro ai sintomi della sclerosi multipla

I risultati di uno studio pubblicato su Science Translational Medicine indicano che la concentrazione di relina nel sangue è correlata alla gravità e agli stadi della malattia. In modelli animali è stato osservato che la sua minore espressione ha ridotto in modo significativo i sintomi e promosso il recupero.
A cura di Valeria Aiello
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Una nuova ricerca scientifica suggerisce una strategia più efficace per il trattamento della sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un processo infiammatorio scatenato dal sistema immunitario di cui soffrono circa 2,3 milioni di persone nel mondo e per cui esistono diverse opzioni terapeutiche che, tuttavia, possono avere effetti collaterali significativi.

C’è una proteina prodotta dal fegato dietro ai sintomi della sclerosi multipla

I ricercatori hanno osservato una relazione tra l’espressione di una proteina prodotta nel fegato, la relina, e i sintomi caratteristici della malattia, evidenziando come le sue concentrazioni ematiche fossero correlate alla gravità e agli stadi della patologia. Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, è stato condotto su modelli animali in cui è stata indotta l’encefalomielite autoimmune sperimentale, una condizione in grado di riprodurre i principali aspetti neuroimmunologici e istopatologici della sclerosi multipla e utilizzata nella ricerca come modello della patologia in topi da laboratorio.

Quando questi animali sono stati geneticamente modificati in modo che si potesse controllare l’espressione della relina nel fegato, i ricercatori hanno scoperto che la soppressione del gene in cellule epatiche ha sostanzialmente mitigato la paralisi tipica della malattia, in alcuni casi eliminandola del tutto. Questa risposta è sembrata derivare dalla mancanza di adesione dei monociti sulle pareti dei vasi sanguigni, impedendo così l’accumulo di cellule immunitarie nel sistema nervoso centrale. Un’ulteriore conferma è stata osservata quando i ricercatori hanno provato a prevenire la paralisi attraverso anticorpi in grado di inattivare la relina, promuovendo il recupero.

I ricercatori ritengono che la riduzione della capacità delle cellule immunitarie di accumularsi e causare infiammazione attraverso la variazione delle concentrazioni di relina possa rappresentare un nuovo approccio per il trattamento dei pazienti con sclerosi multipla. Inoltre, affermano nello studio, la diminuzione dei livelli di relina nel sangue potrebbe portare a modificare il corso di molte altre condizioni contrassegnate da infiammazione cronica, tra cui la psoriasi, il morbo di Crohn e l’artite reumautoide.

Pensiamo di poter utilizzare questo approccio per una vasta gamma di malattie infiammatori che finora sono state difficili da affrontare terapeuticamente – ha affermato Joachim Herz, direttore del Center for Translational Neurodegeneration Research e professore dell’University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas che, insieme ai colleghi del centro di ricerca statunitense, ha condotto lo studio – . Siamo ora in una fase di test su modelli animali che servirà per la preparazione di futuri studi clinici sull’uomo e stiamo anche lavorando all’umanizzazione di un anticorpo monoclonale in grado di bloccare la relina nel sangue umano”.

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