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C’è un nesso tra il numero di casi di coronavirus e l’uso di consonanti aspirate

Secondo quanto affermato dai linguisti della RUDN University di Mosca, l’utilizzo di consonanti aspirate può aumentare la trasmissione di Covid-19: “La loro pronuncia produce più droplet rispetto alle consonanti non aspirate”.
A cura di Valeria Aiello
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Nei Paesi in cui si parlano lingue con più consonanti aspirate ci sono più casi di Covid-19”. Questa la tesi sostenuta da due linguisti della RUDN University di Mosca, Georgios Georgiou e Ahmad Kilani, che hanno osservato un nesso tra la diffusione del coronavirus e la lingua parlata nei colpiti da Sars-Cov-2. Una questione, quella del legame che intercorre tra idioma e infezioni respiratorie, che era stata già sollevata nel 2003, in seguito allo scoppio dell’epidemia di Sars in Cina: all’epoca, gli Stati Uniti furono il settimo Paese più colpito mentre in Giappone non si registrò neppure un caso, nonostante il numero di turisti giapponesi in Cina fosse molto più alto di quello dei viaggiatori statunitensi (3,2 milioni vs 2,3 milioni, rispettivamente). In quel periodo, alcuni ricercatori suggerirono una spiegazione linguistica, indicando che la lingua inglese avrebbe favorito la diffusione della Sars per la maggiore emissione di droplet dovuta alla più frequente pronuncia di consonanti aspirate (p, t e k) rispetto al giapponese.

La pronuncia di consonanti aspirate produce più droplet

Un’ipotesi che i ricercatori della RUDN University hanno voluto verificare in riferimento alla pandemia di Covid-19, prendendo in considerazione più di 1000 casi in 26 diversi Paesi tra quelli maggiormente colpiti dal nuovo coronavirus al 23 marzo 2020. “Abbiamo escluso la Svizzera perché nel suo territorio si parlano più lingue – spiegano i due studiosi – e anche i Paesi dove si erano registrati molti o pochi casi per milione di abitanti, come l’Italia e il Giappone”. Le diverse lingue analizzate sono state divise in due gruppi in base alla presenza o l’assenza di consonanti aspirate. “Sebbene non sia stata osservata una relazione chiara – dicono i ricercatori – abbiamo osservato che nei Paesi in cui si parlano prevalentemente lingue con consonanti aspirate si sono registrati più casi di Covid-19 rispetto ai Paesi in cui la lingua dominante non ha consonanti aspirate”.

Nello specifico, i risultati pubblicati sulla rivista Medical Hypotheses di Elsevier indicano che nei Paesi con lingue con più consonanti aspirate si sono verificati 255 casi per milione di abitanti contro 206 casi del secondo gruppo. Dati che, ritengono gli studiosi, non escluderebbero che “la diffusione di Covid-19 possa essere principalmente dovuta a una maggiore presenza di consonanti aspirate” e che secondo i due linguisti “possono suggerire implicazioni epidemiologiche circa la trasmissione di Covid-19 in ogni Paese dal momento che, in una certa misura, la diffusione può essere basata sulla presenza o meno di consonanti aspirate nella lingua abitualmente parlata in ciascun Paese”.

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