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Carne, pesce o verdure? Nei geni è scritto cosa digeriamo meglio

I ricercatori hanno scoperto una mutazione genetica tipica delle popolazioni che storicamente seguono una dieta vegetariana e che permette di digerire meglio gli alimenti non di origine animale.
A cura di Zeina Ayache
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In questo periodo si discute molto di alimentazione, soprattutto in riferimento alla scelta di alcune persone di non nutrirsi di alimenti di origine animale, i cosiddetti vegetariani e vegani. Seguendo quest'onda, i ricercatori della Cornell University si sono chiesti se nei geni possa essere scritta la nostra storia alimentare e cioè se siamo geneticamente predisposti a nutrirci di alcuni alimenti piuttosto di altri. Effettivamente sembrerebbe che il nostro DNA si sia modificato nel tempo a seconda della nostra dieta tanto che possiamo parlare di “gene vegetariano” e quindi di una mutazione genetica che permette di digerire meglio determinate sostanze. Ma andiamo per punti.

I ricercatori hanno analizzato 311 campioni di sangue, latte materno e placenta di persone provenienti da Kansas City (USA) e 234 campioni di sangue di persone provenienti da Pune (India). I dati raccolti hanno evidenziato l'esistenza di un allele capace di “digerire” meglio gli acidi grassi omega 3 e omega 6 presenti nell'olio di semi, nella frutta secca e nei legumi e presente principalmente nei soggetti che hanno una tradizione culinaria fondata su una dieta per lo più vegetariana. Questi acidi grassi sono considerati elementi importanti per lo sviluppo del cervello e vengono processati dagli enzimi FADS1 e FADS2.

Secondo lo studio, intitolato “Positive selection on a regulatory insertion-deletion polymorphism in FADS2 influences apparent endogenous synthesis of arachidonic acid” e pubblicato su Molecular Biology and Evolution, l'allele “vegetariano” è risultato presente nel 68% dei campioni indiani e solo nel 18% di quelli americani.

Come è possibile? Gli scienziati sostengono che il nostro patrimonio genetico si sia modificato con il tempo per adattarsi al tipo di alimentazione locale. La popolazione americana, ad esempio, necessita di meno enzimi FADS1 e FADS2 perché gli omega 3 e 6 di alimenti ‘carnivori' come il latte vaccino o la carne sono più facilmente processabili, diversamente da quanto avviene per quelli legati ad una dieta a base di frutta e verdura.

Insomma, lo studio non vuole dirci che siamo geneticamente predisposti ad essere o diventare vegetariani o vegani, ma semmai che esistono persone che, per motivi adattativi legati all'alimentazione tipica locale, sono predisposte a ‘digerire' meglio o peggio gli alimenti non di origine animale. Quanto scoperto ha l'obiettivo di pensare allo sviluppo di diete calibrate sul nostro genoma e quindi più adatte a noi.

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