Cannabis come ‘cavallo di Troia’ per portare i farmaci al cervello: il potere del CBD
Il cannabidiolo (CBD), un composto non psicoattivo nella cannabis, è ormai noto per i molti benefici per la salute, che vanno dall'ansia all’epilessia, un nuovo studio avrebbe dimostrato inoltre che questo metabolita della Cannabis potrebbe essere utilizzato come "cavallo di Troia” per portare i farmaci al cervello, vediamo insieme cosa significa.
CBD come ‘Cavallo di Troia’. Gli scienziati spiegano che il CBD potrebbe essere utilizzato per trasportare i farmaci al cervello, nello specifico aiutando i farmaci a passare attraverso la barriera emato-encefalica. La barriera emato-encefalica consiste in uno strato di cellule strettamente collegate che rivestono i capillari nel cervello e che servono per impedire alle sostanze di uscire dal sangue e entrare nel cervello. Tuttavia, la barriera emato-encefalica consente il passaggio di alcune molecole, come il glucosio e alcuni amminoacidi e neurotrasmettitori. Ad esempio, una classe di neurotrasmettitori chiamati endocannabinoidi si lega alle proteine chiamate recettori cannabinoidi nella barriera emato-encefalica, così facendo i recettori aiutano a trasportare le molecole attraverso la barriera e nel cervello.
L’esperimento. Per riuscire nel loro intento, i ricercatori hanno collegato il CBD, che assomiglia agli endocannabinoidi prodotti sia da topi che dagli esseri umani, alle superfici esterne delle nanocapsule lipidiche. Invece di caricare le nanocapsule con un farmaco, i ricercatori le hanno confezionate con una molecola fluorescente in modo da poter monitorare le particelle. In esperimenti con cellule cerebrali umane che simulano la barriera emato-encefalica, i ricercatori hanno dimostrato che i nanotrasportatori con CBD hanno permesso il passaggio di più molecole fluorescenti attraverso le cellule rispetto a nanotrasportatori di dimensioni uguali a cui però mancava il CBD.
Lo studio, intitolato “Cannabidiol Enhances the Passage of Lipid Nanocapsules across the Blood–Brain Barrier Both in Vitro and in Vivo”, è stato pubblicato su Molecular Pharmaceutics.