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Cancro, italiani ‘fanno morire di fame’ i tumori bloccando una proteina: speranze di cura

Gli scienziati italiani sono riusciti a far morire di fame i tumori bloccando una proteina loro ‘amica’, MICAL2, che aiuta nella formazione di nuovi vasi sanguigni. Vediamo insieme come gli esperti siano giunti a questa conclusione, quali effetti abbia sulla diffusione del cancro e quali sono le conseguenze a livello di terapia.
A cura di Zeina Ayache
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È possibile far ‘morire di fame’ i tumori bloccando una proteina chiamata MICAL2 senza la quale non si possono formare i vasi sanguigni che li nutrono. La scoperta è tutta italiana e rappresenta uno step ulteriore rispetto alla precedente ricerca in cui appunto si dimostrava l’esistenza di questa proteina ‘amica’ dei tumori. Vediamo insieme come gli esperti siano giunti a questa scoperta e cosa implica per la nostra salute.

MICAL2, proteina ‘amica’ dei tumori. Gli scienziati del Laboratorio di Scienze Mediche dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ci fanno sapere di avere nuove informazioni per poter colpire un tumore solido, cioè la maggior parte di quelli di cui ci ammaliamo. In pratica gli esperti hanno capito che aggredendo una proteina, chiamata MICAL2 e già nota agli scienziati italiani, è possibile bloccare la risposta delle cellule verso il fattore di crescita dell’endotelio vascolare che si chiama VEGF, già bersaglio delle terapie anti-agiogeniche (anti-tumorali) oggi utilizzate.

Come far morire di fame un tumore. Le cellule dei tumori riescono ad indurre neo-angiogenesi, cioè riescono a far formare nuovi vasi sanguigni per nutrire il tumore, e grazie a questo sono particolarmente resistenti e versatili. Secondo gli esperti però bloccando la proteina MICAL2 nelle cellule endoteliali è possibile ridurre la vitalità e le prestazioni delle stesse cellule, di fatto impedendo la formazione di nuovi vasi sanguigni associati al tumore e quindi al suo sviluppo. Lo studio è stato portato a termine senza l’utilizzo di test su animali.

Le terapia. Grazie a questa scoperta, gli scienziati ora stanno cercando di capire la possibilità di nuove cure. “Da molti anni la ricerca mira a coniugare alle terapie antitumorali, farmaci ad azione anti-angiogenica. I farmaci attuali però continuano a presentare effetti collaterali, efficacia temporanea e problemi di resistenza primaria. Occorre pertanto identificare nuovi bersagli terapeutici, cioè nuovi componenti presenti in modo anomalo nella cellula malata rispetto a quella normale, la cui inattivazione permetta di recuperare la normalità”, spiega l’autrice dello studio Debora Angeloni che conclude “I MICAL sono una famiglia unica di proteine che hanno la capacità di modificare una componente importante del citoscheletro, cioè di quella sorta di impalcatura della cellula che le permette di interagire con le cellule circostanti, di aderire ad una superficie e di muoversi, e rappresentano candidati promettenti per questo ruolo di nuovo bersaglio”.

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