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Birra su Marte per gli astronauti: la Budweiser sarà la prima, pronti esperimenti sull’ISS

La Budweiser mette la mani avanti e inizia a prepararsi per portare la birra su Marte: esperimenti sui chicchi di orzo nella Staziona Spaziale Internazionale.
A cura di Zeina Ayache
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La birra Budweiser sarà la prima a raggiungere Marte. La conferma arriva direttamente dall'azienda che fa sapere di essere pronta ad iniziare gli esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, per poi spingersi fino al Pianeta Rosso. Ecco i dettagli dell'ambizioso progetto.

Dall'ISS a Marte. Prima di arrivare su Marte, la Budweiser dovrà ‘accontentarsi' della Stazione Spaziale Internazionale. Qui, nei prossimi giorni, dovrebbero iniziare i test necessari sull'orzo, uno degli ingredienti più importanti della birra, per capire quali siano gli effetti della microgravità. In pratica nel laboratorio spaziale verranno effettuati alcuni test sull'orzo della Budweiser che starà in orbita per circa un mese prima di tornare sulla Terra dove verrà analizzato: l'obiettivo è comprendere se la microgravità possa modificare la pianta e le sue proprietà, e di conseguenza gli effetti sulla birra stessa.

L'orzo Budweiser. L'azienda fa sapere di aver selezionato l'orzo come uno dei due ingredienti da analizzare nello spazio. Il malto d'orzo subisce un processo che è il risultato della qualità stesso dell'orzo Budweiser, fa sapere l'azienda, e ‘spedirlo' sulla Stazione Spaziale Internazionale permetterà di conoscerne la reazione in condizioni diverse dal normale e di ottenere maggior informazioni sulla produzione di orzo, non solo su Marte, ma anche sulla Terra.

Dettagli della spedizione. Il lancio che contiene l'orzo della Budweiser è già partito da Cape Canaveral e contiene 20 chicchi che, come dicevamo, resteranno in orbita per 30 giorni per poi tornare sulla Terra per essere analizzati.

Perché in microgravità. Quando parliamo di microgravità ci riferiamo ad una condizione in cui il campo gravitazionale ha un valore basso per cui il peso di oggetto risulta quasi nullo: questo permette di effettuare test che potrebbero portare a risultati falsati quando i valori della gravità sono ‘normali', terrestri per intenderci.

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