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Bimbo da 18 mesi in ospedale riceve finalmente un cuore: dopo il trapianto potrà uscire

Un bimbo di 3 anni con una malattia al cuore, una grave forma di cardiopatia dilatativa, ha finalmente ricevuto il cuore da un donatore e adesso, dopo 18 mesi che vive in una stanza dell’ospedale Regina Margherita di Torino, può iniziare a pensare di tornare a casa sua. Ecco cosa c’è da sapere sull’intervento.
A cura di Zeina Ayache
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Credit: Scotth23
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Finalmente potrà tornare a casa il bambino di 3 anni che da 18 mesi viveva in una stanza di ospedale in attesa di un cuore: il trapianto è stato eseguito e ora è in degenza in attesa di guarire completamente. La notizia arriva dall’ospedale Regina Margherita di Torino dove il piccolo si trovava dal 2018. Vediamo insieme i dettagli di questo intervento e come ha fatto il bambino a vivere fino ad oggi.

18 mesi in una camera d’ospedale. Il piccolo paziente è entrato in ospedale nel gennaio 2018 perché dalla nascita era portatore di una grave forma di cardiopatia dilatativa, cioè una malattia che impedisce al cuore si sapere pompare il sangue in maniera efficace verso il resto dell’organismo. Per questi motivi, il bambino era stato messo in lista d’attesa per il trapianto cardiaco: la tempistiche non gli avrebbero permesso di sopravvivere con il suo cuore.

Il cuore artificiale. Per permettere al bambini di sopravvivere in attesa del trapianto di cuore, gli esperti hanno eseguito un’operazione che lo ha connesso ad un Berlin Heart, un cuore artificiale adatto a lui.

La lunga attesa. Da quel momento per lui è iniziata l’attesa che lo ha obbligato, per questioni di salute, a vivere in ospedale per 18 mesi, 520 giorni, in una stanza al sesto piano del Regina Margherita dove, raccontano dall’ospedale, veniva coccolato da tutti quanti, medici e infermieri.

Finalmente il trapianto. Qualche giorno fa è arrivata la conferma: c’era un cuore per il bambino. L’elisoccorso del 118 si è precipitato da Bergamo per prendere il cuore e trapiantarlo nel bambino, le cui condizioni di salute non erano ottimati e per cui il post operatorio procede più lentamente. Ricoverato in Terapia Intensiva Cardiochirurgica, il piccolo di tre anni combatte per migliorare e per essere trasferito prima in degenza e poi, finalmente, a casa sua.

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