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Bere tre caffè al giorno (con o senza caffeina) riduce il rischio di malattie del fegato

Lo rivela un nuovo studio britannico che ha indagato sull’associazione tra consumo di caffè (macinato, solubile o decaffeinato) e il rischio di sviluppare malattie epatiche croniche o condizioni correlate: “Il beneficio massimo si raggiunge con tre-quattro tazzine al giorno”.
A cura di Valeria Aiello
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Con o senza caffeina, preparato con il classico macinato oppure con miscele solubili, il consumo di caffè (laddove non si esageri) assicura benefici per la salute: a sottolineare le importanti proprietà della bevanda simbolo di un’abitudine tutta italiana è un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica BMC Public Health che ha indagato sul consumo di qualsiasi tipologia di caffè nel Regno Unito.

L’analisi, che ha coinvolto i ricercatori delle Università di Southampton ed Edimburgo, ha confermato che il caffè è uno scudo contro una serie di malattie croniche, incluse quelle a carico del fegato, per le quali i ricercatori hanno per la prima volta evidenziato una riduzione del rischio anche in seguito al consumo di caffè decaffeinato.

Gli studiosi, in particolare, hanno mostrato che il consumo di qualsiasi tipologia di caffè è associato a minore probabilità di sviluppare malattie epatiche croniche o condizioni correlate rispetto al non bere caffè, con un beneficio massimo raggiunto con tre-quattro tazzine al giorno.

Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno basato la loro indagine sui dati dell’ UK Biobank, un ampio studio a lungo termine che ha coinvolto circa 500mila persone e volto a identificare il contributo genetico e comportamentale nello sviluppo delle malattie. I partecipanti allo studio sono stati seguiti in media per 10,7 anni, durante i quali è stata anche monitorata l’eventuale insorgenza di malattie epatiche, come fegato grasso, cirrosi e tumori.

Rispetto ai non bevitori di caffè, le persone che consumavano la bevanda avevano il 21% di probabilità in meno di sviluppare malattia epatica cronica, con un rischio di morte ridotto del 49%. “Il massimo beneficio – precisano gli autori dello studio in una notaè stato osservato nel gruppo che ha bevuto caffè macinato, che contiene alti livelli di kahweol e cafestol (due molecole presenti nei cicchi di caffè, ndr), che in studi su modelli animali hanno dimostrato di essere utili contro le malattie croniche del fegato”.

Al contempo, il consumo di caffè solubile, che ha livelli più bassi di kahweol e cafestol, è stato comunque associato a un ridotto rischio di malattie croniche del fegato. “Questa scoperta – hanno aggiunto gli studiosi – potrebbe suggerire che anche altri composti, o forse combinazioni di composti, abbiano un effetto utile nella potenziale prevenzione delle malattie epatiche croniche”.

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