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Autismo, italiani scoprono cosa scatena la paura degli abbracci e dei suoni forti

Gli scienziati italiani dell’Università di Trento hanno scoperto che l’ansia e la paura scatenata da stimoli sensoriali nelle persone con disturbo dello spettro autistico sarebbero scatenate da specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali del cervello legate ad una ridotta connettività della corteccia sematosensoriale e ad una risposta importante dell’amigdala. Ecco cosa c’è da sapere.
A cura di Zeina Ayache
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Le persone con disturbi delle spettro autistico soffrono di ansia relazionata agli abbracci e ai suoni forti a causa di specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali del cervello che portano ad una risposta alterata a determinati stimoli sensoriali. Questo è quanto sostengono gli esperti italiani dell’Università di Trento che, attraverso un approfondito studio in laboratorio, hanno analizzato il cervello delle persone con autismo: ecco cosa hanno scoperto.

Alterata sensibilità agli stimoli. Gli scienziati spiegano che circa il 90% delle persone con disturbi dello spettro autistico manifesta una alterata sensibilità agli stimoli sensoriali visivi, uditivi e tattili, questo significa che può bastare un’immagine particolarmente luminosa, un tono della voce troppo alto o un contatto fisico non richiesto, come un abbraccio, per scatenare una reazione amplificata di paura.

Come reagisce il cervello. Per comprendere il perché di queste reazioni, gli scienziati hanno analizzato il cervello delle persone con questo disturbo e hanno scoperto che a provocarle sarebbe una ridotta connettività della corteccia sematosensoriale, cioè quell’area del cervello che ha proprio il compito di elaborare questi stimoli, e un’importante attivazione dell’amigdala, che invece è la regione del cervello coinvolta nelle risposte di paura. Sarebbero dunque queste determinate caratteristiche anatomiche e funzionale di cervello la causa dell’ansia scatenata dagli stimoli sensoriali.

Conclusioni. Yuri Bozzi, professore del Centro interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento, spiega che i risultati ottenuto dallo studio italiano suggeriscono che “specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali delle aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione degli stimoli sensoriali siano alla base di alcuni comportamenti comuni a varie forme di autismo come una risposta alterata agli stimoli sensoriali”. Gli esperti sono ora al lavoro per comprendere meglio i dati di questa ricerca per capire come aiutare chi interagisce con persone autistiche a ridurre questi stati d’ansia e, di conseguenza, favorire relazioni migliori.

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