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Alti livelli di inquinamento atmosferico aumentano il rischio di ricovero per Covid-19

Lo dimostrano i risultati di un nuovo studio che ha esaminato l’associazione tra inquinanti atmosferici e forme di Covid-19 che richiedono ospedalizzazione: “Rischio superiore al 60% per le persone che vivono in zone con livelli di particolato più elevati e che soffrono di asma e altre malattie respiratorie”.
A cura di Valeria Aiello
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Vivere in zone con alti livelli di inquinamento atmosferico influisce sul rischio di ricovero per Covid-19. Lo dimostrano i risultati di un nuovo studio condotto negli Stati Uniti da un team di ricerca dell’Università di Cincinnati che ha osservato un nesso tra esposizione a concentrazioni di particolato più elevate e necessità di ricovero per Covid-19. In particolare, l’analisi ha evidenziato che le persone che soffrono di asma e altre malattie respiratorie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) hanno un più alto rischio di essere ricoverate in ospedale se contraggono l’infezione da coronavirus Sars-Cov-2.

Inquinamento atmosferico e ricoveri per Covid

Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Respiratory Medicine, ha preso in esame le cartelle cliniche di 1.128 pazienti ricoverati per Covid-19 presso l’UC Health, il centro medico dell’Università di Cincinnati, e impiegato un modello statistico per valutare l’associazione tra esposizione a lungo termine ad alcuni dei più pericolosi inquinanti atmosferici (PM 2,5 e PM inferiori) e richiesta di ospedalizzazione per Covid-19. Le cartelle cliniche, privato di tutti gli identificatori HIPAA (Health Insurance Portability and Accountability Act) hanno comunque permesso agli studiosi di risalire ai codici postali di residenza dei pazienti, quindi di stimare la loro esposizione al particolato su un periodo di 10 anni.

Il particolato inferiore o uguale a 2,5 micrometri è abbastanza piccolo da essere inalato in profondità nei polmoni, finire nel sangue e arrivare anche agli altri organi – ha affermato Angelico Mendy, assistente professore di Scienze ambientali e salute pubblica presso l’UC College of Medicine e primo autore dello studio – . L’inquinamento atmosferico derivante dalle emissioni di automobili, industrie e altre fonti incide sui livelli di particolato presenti nell’aria”.

I ricercatori hanno osservato che un aumento di una sola unità (1 μg / m3) dei valori medi di PM 2,5 in 10 anni è associato a una probabilità di ospedalizzazione superiore al 60% per i pazienti Covid-19 con malattie respiratorie preesistenti. “Abbiamo trovato una correlazione per le persone che avevano l’asma e la BPCO, quando esposte a livelli più elevati di particolato – ha spiegato Mendy – . Queste persone hanno maggiori probabilità di sviluppare una forma grave di Covid-19, tale da richiedere il ricovero in ospedale”.

I risultati dello studio, indicano i ricercatori, sono coerenti con i dati di altre ricerche, secondo cui l’esposizione a PM 2,5 può esacerbare l’asma e la BPCO, provocando infiammazione delle vie aeree attraverso il rilascio di citochine proinfiammatorie e radicali liberi dai macrofagi alveolari attivati. “Oltre a causare stress ossidativo delle vie aeree e danni alla mucosa – scrivono gli studiosi – , il PM 2,5 può compromettere l’eliminazione mucociciliare dei patogeni e la risposta delle cellule Natural killer, aumentando la suscettibilità all’infezione da coronavirus Sars-Cov-2 e la gravità della malattia”.

Tuttavia, i ricercatori non hanno osservato alcuna associazione tra livelli di PM 2,5 e maggiore rischio di ricovero nei pazienti senza malattie respiratorie preesistenti. “Il motivo d questa associazione inversa non è chiaro – aggiungono nello studio – . È possibile che in questa popolazione, i pazienti avessero un rischio inferiore di ospedalizzazione per Covid-19 nonostante vivessero in aree a maggiore esposizione a PM 2,5, o che nell’analisi non si sia tenuto conto di potenziali fattori confondenti non misurati. Tuttavia, se le associazioni osservate saranno confermate in ulteriori studi e sono effettivamente causali, misure appropriate per prevenire l’infezione da Sars-Cov-2, in particolare nei pazienti con asma e BPCO che risiedono in aree ad alta esposizione a PM 2,5, potrebbero ridurre l’ospedalizzazione e la morbilità di Covid-19”.

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