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Alcuni pazienti Covid soffrono di vertigini dopo la guarigione

Lo evidenzia un team di ricerca svedese che ha riscontrato l’insorgenza di questo disturbo in tre pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di tachicardia posturale ortostatica a tre mesi dall’infezione da coronavirus.
A cura di Valeria Aiello
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Anche a distanza di mesi dall’infezione da coronavirus, i pazienti possono continuare a manifestare postumi a lungo termine di Covid-19. Lo indica un crescente numero di studi che evidenziano come un terzo delle persone che supera una forma grave, ma anche lieve o moderata della malattia, riporti almeno un sintomo persistente dopo la remissione, tra cui affaticamento, perdita del senso dell’olfatto e del gusto.

Le vertigini possono essere un sintomo post-Covid

Un nuovo lavoro, pubblicato sulla rivista JACC Case Reports, suggerisce però che anche altri sintomi, come un anormale aumento della frequenza cardiaca e disturbi come le vertigini in posizione eretta, possono verificarsi in seguito all’infezione, ascrivibili a una specifica condizione chiamata sindrome da tachicardia posturale ortostatica o POTS, i cui segni clinici includono mal di testa, debolezza e visione offuscata. Le cause di questa sindrome sono varie, ma in quasi la metà dei casi l’insorgenza può essere associata a una recente malattia virale, a un’infezione grave o un trauma.

Finora, il nesso tra questo disturbo e l’infezione da coronavirus era però sfuggito agli studiosi che, con l’aumento delle segnalazioni di sintomi a lungo termine non correlati alla Covid-19, hanno valutato i casi di tre pazienti svedesi che hanno ricevuto una diagnosi di POTS a oltre tre mesi dalla presunta infezione da coronavirus. “Tutti e tre i pazienti hanno manifestato sintomi simili a Covid-19 nella primavera del 2020 ma non tutti hanno cercato cure mediche o hanno ricevuto un test Covid  – indicano gli autori dello studio – . Più tardi, dopo l’estate e in autunno, tutte e tre i pazienti hanno iniziato a manifestare sintomi di POTS, tra cui estrema stanchezza, mal di testa, nausea e vertigini, la cui diagnosi è stata confermata mediate i test di inclinazione in posizione eretta e a testa all’insù”.

È importante aumentare la consapevolezza della POTS come possibile complicanza a lungo termine di Covid-19 – ha affermato Madeleine Johansson del Dipartimento di Scienze cliniche della Lund University di Malmo, in Svezia, e prima autrice del case report – . Rimane ancora molto da conoscere sui meccanismi specifici responsabili dei sintomi simili alla POTS nei pazienti post-Covid e sulla loro durata ma, sulla base di questa esperienza clinica iniziale, possiamo affermare che in un sottogruppo di pazienti questi sintomi cronici sono attesi”.

Gli studiosi fanno inoltre notare che un test Covid negativo non indica necessariamente che i pazienti non siano già stati contagiati, pertanto “un esito negativo dovrebbe essere interpretato con cautela nel contesto dei sintomi tipici”. Infine, per una corretta diagnosi di POTS correlata a Covid-19 dovrebbero essere escluse altre cause, tra cui disidratazione, altre infezioni, ipertiroidismo, malattie cardiache, ansia e anemia.

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