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Addio plastica, il sostituto è fatto di cellulosa e seta: biodegradabile, flessibile e resistente

Gli scienziati hanno creato un biomateriale che è un valido sostituto della plastica e che è biodegradabile e non danneggia l’ambiente. Per riuscire in questa impresa, gli esperti hanno unito le fibre di cellulosa del legno e le proteine della seta presenti nei fili delle ragnatele realizzate in laboratorio.
A cura di Zeina Ayache
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Credit: Eeva Suorlahti
Credit: Eeva Suorlahti

Dalle fibre di cellulosa del legno e dalle proteine della seta presenti nei fili delle ragnatele, gli scienziati hanno creato un super materiale che è un valido sostituto della plastica. Biodegradabile, resistente e flessibile, vediamo insieme com’è fatto il nemico ecosostenibile della plastica, il materiale del quale abbiamo abusato in questi anni e che sta pesantemente inquinando il nostro pianeta e danneggiando la nostra salute.

La plastica è il materiale inquinante di cui abbiamo abusato in questi anni e del quale stiamo cercando di fare a meno adesso che ci siamo resi conto che le sue caratteristiche, quelle per cui si è così diffusa, sono in realtà un’arma a doppio taglio: la plastica è infatti molto dannosa per l’ambiente e per la nostra salute.

Da anni gli esperti stanno cercando di creare un materiale che sia resistente ma anche estensibile. Il problema è che spesso quando si aumenta la resistenza, si perde la flessibilità e viceversa.

Per trovare una soluzione, gli scienziati si sono affidati a madre natura e hanno deciso di unire le fibre di cellulosa del legno e le proteine della seta presenti nei fili delle ragnatele, dando così vita ad un biomateriale che è risultato perfetto per essere utilizzato al posto della plastica, anche in campo medico, come in chirurgia, nell’industria tessile e come confezioni. E non è tutto. Questo biomateriale ha tutti i vantaggi della plastica, ma non gli svantaggi: infatti non è inquinante, si biodegrada e non causa danni alla natura.

Ma com’è fatto? Gli scienziati hanno preso il legno di betulla e ne hanno estratto nanofibrille di cellulosa allineate su un’impalcatura rigida e successivamente hanno unito le proteine della seta estratte dalle ragnatele. Nel caso specifico però la seta utilizzata non è quella prodotta dai ragni, ma l’hanno realizzata utilizzando i batteri con un DNA sintetico.

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