12.826 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Addio a Napoli e Venezia? Le conseguenze drammatiche dell’innalzamento del livello del mare

Il livello del Mediterraneo si stanno alzando pericolosamente e le città delle nostre coste sono a rischio, gli effetti potrebbero essere catastrofici per la blue economy, che comprende la pesca, il turismo, il trasporto marittimo e i cantieri, ma anche ambientale: il nuovo rapporto ENEA ci spiega i dettagli di questo cambiamento legato al riscaldamento globale.
A cura di Zeina Ayache
12.826 CONDIVISIONI
Immagine

Il livello del Mediterraneo si sta innalzando più velocemente del previsto a causa degli effetti del riscaldamento globale questo significa che entro pochi decenni alcune delle più importanti città italiane saranno invase dal mare, stiamo parlando di una stima che va da un incremento di 0,94-1,035 metri a 1,31-1,45 metri. Ma non è finita qui. Vediamo insieme quali sono i rischi dell’innalzamento del livello del mare troppo spesso sottovalutato.

Innalzamento del mare e rischi. Il nuovo report ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, non ha dubbi: le coste italiane sono sotto ‘l’attacco’ dell’innalzamento del livello del mare. Se parlare di un incremento di 1 metro può sembrarci cosa da poco, in realtà, su larga scala, ha conseguenze potenzialmente catastrofiche.

Innalzamento del mare e store surge. Infatti, all’incremento del livello del mare è collegato anche un fenomeno chiamato storm surge, “la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro” spiega ENEA.

Le zone più a rischio. Il fenomeno, spiega ENEA, riguarda tutte le regioni del nostro Paese che sono bagnate dal mare, a rischio inondazione ci sono:

  • Trieste, Venezia e Ravenna
  • la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo
  • l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia
  • La Spezia in Liguria
  • tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana
  • la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio
  • la piana del Volturno e del Sele in Campania
  • l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna
  • Metaponto in Basilicata
  • Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia
  • Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria.

“Sommando la superficie delle 15 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un’estensione totale a rischio inondazione di 5.686,4 km2 , pari a una regione come la Liguria” conclude ENEA.

Napoli e Venezia, porti a rischio. Ci sono alcune città per cui l’innalzamento del mare corrisponde a gravi danni, si calcola che i picchi maggiori riguarderanno:

  • Venezia (+ 1,064 metri)
  • Napoli (+ 1,040 mt)
  • Cagliari (+1,033 mt)
  • Palermo (+1,028 mt)
  • Brindisi (+1,028 mt)
  • Cosa rischiamo. Il danno economico legato all’innalzamento del livello del mare è ancora oggi difficilmente calcolabile poiché colpirà da un lato il settore del turismo, molte imprese sono a rischio se si considera che cambierà la costa come la conosciamo ora, e, più in generale, la blue economy, cioè quell’economia riconducibile alla risorsa mare (pesca, cantieri, trasporti marittimi e attività di ricerca).
12.826 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views