18 CONDIVISIONI

Xylella, l’Italia nel mirino di UE e Nature: favorita la diffusione dell’infezione

Il ritardato e mancato abbattimento di alcuni alberi secolari nella zona cuscinetto a nord di Lecce avrebbe messo in pericolo gli uliveti dell’intera Europa, aumentando il rischio della diffusione di Xylella.
A cura di Andrea Centini
18 CONDIVISIONI
Immagine

A sei mesi dall'audit tenutosi lo scorso novembre per verificare l'andamento delle operazioni di controllo e contenimento dell'epidemia scatenata dal batterio Xylella fastidiosa, che da alcuni anni sta facendo strage di ulivi in Puglia, la Commissione europea ha pubblicato un report poco lusinghiero sul lavoro condotto dal nostro Paese, al quale si accompagna anche qualche stilettata dall'autorevole rivista Nature. In pratica, l'Italia è sotto accusa perché non sta facendo abbastanza per contenere la diffusione della malattia, mettendo così a rischio gli uliveti e l'industria dell'intera Europa.

Benché il monitoraggio del numero di ettari richiesto dalla UE sia stato superato e la sorveglianza al di fuori delle aree “calde” venga considerata adeguata, così come il processo di sensibilizzazione pubblica sul tema, ciò che viene criticato al nostro Paese è il mancato o ritardato abbattimento di alcuni alberi dalla cosiddetta zona cuscinetto, un errore che ha ampliato le possibilità di diffusione della Xylella. Nello specifico, nel mirino della UE e dell'invettiva di Nature vi sono diversi alberi secolari infetti nella fascia di protezione di 20 chilometri a nord di Lecce. L'Italia è inoltre accusata di aver avviato con sensibile ritardo le misure di controllo e di aver investito soltanto la metà dei dieci milioni di euro assegnati per il contenimento della malattia. Tutto questo nonostante negli ultimi 7 mesi siano stati registrati progressi significativi in merito alla disposizione UE, la 789 del 18 maggio 2015.

I principali responsabili della situazione, secondo gli scienziati che si stanno battendo contro la diffusione del batterio, sono proprio le autorità competenti e gli ambientalisti, che in modi diversi negli ultimi quattro anni hanno ostacolato la rimozione degli alberi e ritardato le procedure di controllo che avrebbero dovuto essere tempestive. L'agente patogeno, per il quale non esiste una cura, è comparso in Puglia nel 2013 e probabilmente è stato introdotto da piante trasportate dall'America. La preoccupazione maggiore della UE è principalmente per la sottospecie Xylella fastidiosa pauca, tuttavia secondo alcuni studiosi essa potrebbe ricombinarsi con altre sottospecie e dar vita a un batterio ancora più resistente e aggressivo. Del resto, alcune di esse sono già state individuate in altri paesi della UE, come Germania, Francia e Spagna, e il rischio è concreto. Il dato positivo dell'intera vicenda è la scoperta in Puglia di due varietà di olivo particolarmente resistenti all'infezione, tuttavia potrebbero volerci una decina di anni prima che le nuove piantagioni nelle zone infette possano avere gli sperati effetti contenitivi. È una corsa contro il tempo per la quale il nostro Paese deve sicuramente fare di più e più rapidamente.

18 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views