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Vi finite le frasi a vicenda? No, non è amore, ma solo il vostro cervello che funziona

Come mai alcune persone completano le nostre frasi e noi completiamo le loro? Alcuni potrebbero parlare di “anime gemelle”, la realtà dei fatti però è molto meno romantica e riguarda il nostro cervello.
A cura di Zeina Ayache
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Quante volte abbiamo pensato di essere in sintonia con una persona o ci siamo illusi di essere “sulla stessa lunghezza d'onda” perché ci completavamo le frasi a vicenda? Per quanto quella romantica del “siamo fatti l'uno per l'altra” possa sembrare (ad alcuni) una spiegazione più che sufficiente, nella realtà ciò che permette questa intesa è legato esclusivamente al nostro cervello. A distruggere le nostre convinzioni romanzate sono i ricercatori della University of California, Berkeley attraverso lo studio intitolato “Direct brain recordings reveal hippocampal rhythm underpinnings of language processing” e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Gli scienziati spiegano infatti di aver scoperto quale sia il meccanismo del cervello che ci permette di anticipare i discorsi altrui, così come di completare la frasi nei test linguistici, per esempio. Se di solito il linguaggio viene considerato il frutto del lavoro della corteccia, attraverso questa ricerca è venuto fuori che a partecipare a questa attività è anche l'ippocampo, responsabile della memoria. In pratica, spiegano i ricercatori, la nostra mente cerca di completare automaticamente le frasi altrui, o quelle in bianco, facendo riferimento alla nostra memoria del linguaggio e a come parla il nostro interlocutore: insomma, si tratterebbe di una reazione del nostro cervello e non di cupido, niente anime gemelle, ma “solo” un link diretto tra memoria e linguaggio.

Per giungere a questa conclusione hanno analizzato la risposta cerebrale di un gruppo di persone affette da epilessia e hanno potuto osservare un incremento delle onde tetha nell'ippocampo (attività collegata con la memoria) quando cercavano di completare una frase in bianco come “Lei ha chiuso la porta con la …..” o “Lei è venuta qui con ….”. E non è tutto. Gli studiosi hanno osservato un picco maggiore dell'attività quando la parola da inserire non era particolarmente scontata.

Quanto scoperto non serve a distruggere il nostro desiderio suggestivo di una persona che riesca a completare le nostre frasi perché rappresenta l'altra metà della mela, ma semmai ad aprire nuove strade utili a studiare il ruolo dell'ippocampo nel linguaggio, che fino ad ora era stato attribuito unicamente alla corteccia, e in generale a comprendere meglio il funzionamento del cervello.

[Foto copertina di karenwarfel]

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