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Uno studio sul genoma degli irlandesi spiega come sono giunti fin lì

Il genoma di alcuni individui vissuti migliaia di anni fa ha molto da raccontare agli archeologi a proposito delle grandi migrazioni di massa che popolarono quest’isola.
A cura di Nadia Vitali
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Credit: Daniel Bradley, Trinity College Dublin
Credit: Daniel Bradley, Trinity College Dublin

Un gruppo di genetisti del Trinity College di Dublino e di archeologi della Queen's University di Belfast ha sequenziato per la prima volta il genoma di alcuni individui vissuti in Irlanda migliaia di anni fa: le informazioni  che queste persone portarono con sé nelle proprie tombe stanno già rispondendo ad alcune domande chiave relativamente all'origine degli irlandesi e della loro cultura. I risultati del lavoro sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences.

Un patrimonio genetico intrigante e misterioso

I ricercatori hanno lavorato sul genoma di una donna identificato in alcuni resti rinvenuti nei pressi di Belfast e risalenti a 5.200 anni fa e su quello di tre uomini di epoca più recente, di circa 4.000 anni fa, vissuti nella primissima età del bronzo e, quindi, dopo l'introduzione della metallurgia.

La genetica dell'Irlanda – hanno spiegato – presenta molti aspetti intriganti: con una posizione particolare, data la sua natura insulare, si situa ai margini di molti gradienti genetici europei riportando valori massimi per le varianti che codificano la tolleranza al lattosio, il cromosoma Y tipico dell'Europa occidentale nonché diverse importanti malattie genetiche, inclusa l'emocromatosi, condizione dovuta all'aumento dell'assorbimento del ferro alimentare e che causa, quindi, un accumulo di ferro nell'organismo. Insomma, per certi aspetti potremmo considerarla un caso esemplare di molte caratteristiche che, nell'intero Vecchio Continente, si presentano in un rapporto minore rispetto alla popolazione. Le origini di questo patrimonio, però, sono perlopiù sconosciute: l'unico modo per conoscerle è quello di scavare nel passato genetico, compiendo un viaggio nel tempo attraverso il DNA.

Migrazione o transizione?

Le migrazioni costituiscono uno degli aspetti fondamentali da tenere in considerazione in studi di questo tipo: argomento importante e discusso, dal momento che l'opinione divide i sostenitori di una grande transizione di massa avvenuta nelle isole, che avrebbe portato i cacciatori-raccoglitori a mutar il proprio stile di vita in favore di quello agricolo, e quelli che, invece, suppongono che furono delle genti venute da lontano ad introdurre agricoltura e metallurgia tra la popolazione preesistente.

A quanto pare, questo studio ha fornito la risposta, puntando verso l'ipotesi di una massiccia immigrazione nell'isola: la gran parte degli antenati della contadina più anziana, infatti, avevano avuto origine in Medio Oriente, ossia nella terra che vide per prima nascere e svilupparsi l'agricoltura. I genomi degli uomini dell'Età del Bronzo, invece, hanno una storia ulteriore da raccontare, con circa un terzo dei propri antenati provenienti dalla steppa pontica, probabili membri della cosiddetta cultura di Jamna. Insomma, le grandi migrazioni dell'Età del Bronzo lasciarono inevitabilmente il proprio segno anche in terra irlandese.

Ci fu un'enorme ondata di genoma che a partire dal nord del Mar Nero si estese in tutta l'Europa dell'età del Bronzo e adesso sappiamo che si espanse ovunque, fino a giungere sulle sponde delle isole più occidentali. Un tale livello di cambiamenti genetici apre alla possibilità di altri mutamenti associati, come ad esempio l'introduzione dell'idioma ancestrale dal quale si svilupparono le lingue celtiche occidentali. – Dan Bradley, Trinity College Dublin

L'aspetto (insolito) dei primi irlandesi

La contadina più antica aveva capelli e occhi scuri e, evidentemente, doveva somigliare più agli europei mediterranei: qualcosa però era cambiato nei secoli successivi, dato che i tre uomini, provenienti dall'isola di Rathlin, avevano già l'allele per gli occhi blu, oltre a presentare il cromosoma Y più comune tra gli irlandesi. Nei tre uomini era già sviluppata anche la variante genetica dell'emocromatosi, causata da una mutazione talmente frequente sull'isola da aver fatto meritare al male il nome di "malattia celtica".

Analogie con i "celti" moderni

In conclusione è stata rilevata una più forte affinità genetica tra le popolazioni dell'Età del Bronzo e quelle moderne che risiedono in Scozia, Irlanda e Galles, suggerendo che fu circa 4.000 anni fa che si stabilirono le caratteristiche genetiche celtico insulari.

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