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Una Pompei vegetale vecchia 300 milioni di anni

Venuta alla luce in Mongolia una foresta rimasta nascosta per 300 milioni di anni sotto le ceneri del vulcano che la seppellì completamente nel corso di un’eruzione. La sua storia ricorda quella della ben più recente Pompei in cui il tempo sembra essersi fermato in un’istantanea vecchia di secoli.
A cura di Nadia Vitali
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Venuta alla luce in Mongolia la foresta rimasta nascosta per 300 milioni di anni sotto le ceneri del vulcano che la seppellì completamente nel corso di un eruzione. La sua storia ricorda quella della ben più recente Pompei in cui il tempo sembra essersi fermato in un istantanea vecchia di secoli.

Una finestra aperta su un passato remotissimo, che parla di un'era diversa dalla nostra in cui la natura esplodeva libera in tutta la sua potenza senza che l'occhio umano potesse farsi testimone degli eventi: si direbbe quasi un varco temporale che è apparso dinanzi agli occhi meravigliati degli studiosi guidati da Jun Wang della Chinese Academy of Sciences di Nanchino, capace di mostrare quale vegetazione si poteva trovare sulla Terra circa 300 milioni di anni fa, all'inizio del Permiano, ancor prima che comparissero i dinosauri e divenissero i padroni della superficie del pianeta. Sepolta dalle ceneri di un vulcano, la foresta ricomparsa grazie a degli scavi effettuati nel sito di Wuda riporta alla mente la storia di Pompei: perché sebbene milioni di anni separino i due episodi, la sensazioni di trovarsi di fronte ad un fermo immagine è la medesima.

La Pompei vegetale – Celata nel cuore della Mongolia, questa distesa di alberi pietrificati e fossilizzati, ha meritato immediatamente, grazie al suo ottimo stato di conservazione, l'appellativo di «Pompei vegetale» attribuitole dagli stessi scopritori che hanno pubblicato la notizia del suo ritrovamento sulla rivista Proceedings of the National Avademy of Sciences. L'osservazione di questo tesoro di vita «bloccato in un eterno istante» potrebbe costituire il punto di partenza per numerosi studi, dalle importanti implicazioni anche attuali: partendo dalla tradizionale ed affascinante paleobotanica, arrivando alla comprensione di antichissimi ecosistemi fino a giungere al riconoscimento degli effetti che i cambiamenti climatici operavano ed operano sulla vegetazione dal momento che, secondo gli esperti, l'enorme foresta si sarebbe formata in un periodo caratterizzato da forti oscillazioni climatiche.

Venuta alla luce in Mongolia una foresta rimasta nascosta per 300 milioni di anni sotto le ceneri del vulcano che la seppellì completamente nel corso di un'eruzione. La sua storia ricorda quella della ben più recente Pompei in cui il tempo sembra essersi fermato in un istantanea vecchia di secoli.

Mille metri quadrati di fossili – L'ampiezza del territorio è l'altro elemento che ha conferito immenso rilievo a questa scoperta: oltre mille metri quadrati sono stati ricostruiti grazie ai fossili rinvenuti dai ricercatori, dando vita ad un'istantanea della foresta che fu sepolta, nel giro di pochi giorni, dalle ceneri provenienti da un vulcano che, in molti casi, fecero cadere arbusti ed alberi proprio nel punto in cui questi erano cresciuti. Accanto a piante più basse che costituivano il suolo della foresta, come alcune specie di felce, sono stati rinvenuti i resti di alberi alti oltre 20 metri, molti di essi con tronco, rami e foglie intatti; alimentando l'entusiasmo degli scienziati che avranno l'opportunità di confrontarsi con una distesa enorme di piante nate e sviluppatasi in un'era in cui il territorio corrispondente alla Mongolia si trovava ben distante dalla sua posizione attuale, a causa del fenomeno della deriva dei continenti. Alcun fossile animale, per il momento, è emerso da questa antichissima ricchezza naturale: ma il lavoro di scavo alla ricerca delle più antiche radici della vita sul pianeta Terra può dirsi appena cominciato.

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