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Un tuffo nel ‘Grande Vuoto’ di Saturno: la nuova spettacolare scoperta di Cassini

Nello spazio compreso tra l’anello più interno di Saturno e l’atmosfera del gigante gassoso c’è un ‘grande vuoto’, un’area praticamente priva di particelle. Lo ha determinato la sonda Cassini durante la prima manovra del Gran Finale.
A cura di Andrea Centini
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Lo scorso 26 aprile Cassini ha effettuato il primo dei 22 tuffi del cosiddetto Gran Finale, grazie al quale ha catturato spettacolari immagini ravvicinate di Saturno, tuttavia, durante l'azzardata manovra si è imbattuta anche in quello che gli scienziati NASA non hanno esitato a definire come il “grande vuoto”. Si tratta di un'area praticamente ‘deserta' compresa tra l'atmosfera del gigante gassoso e il suo anello più interno, che prima del passaggio era ritenuta ricchissima di particelle, potenzialmente dannose per lo scafo e gli strumenti della sonda. Non a caso, sino alla manovra di qualche giorno fa, era del tutto inesplorata, e solo adesso, essendo la sonda ritenuta sacrificabile – Cassini è alla fine del suo ciclo operativo – è stato deciso di affrontarla.

Per ridurre i rischi da impatto con le ipotizzate particelle gli ingegneri avevano addirittura impostato l'antenna (di quattro metri) come un vero e proprio scudo, e sono rimasti praticamente interdetti da ciò che hanno scoperto. “La regione compresa tra gli anelli e Saturno è un ‘grande vuoto', a quanto pare”, ha sottolineato il project manager della missione Earl Maize. “Cassini manterrà la sua rotta, mentre gli scienziati proveranno a svelare il mistero del perché il livello di polveri è decisamente più basso di quello previsto”.

Ma come hanno fatto a determinare questo vuoto? Dall'antenna, di produzione italiana, spuntano due strumenti: un magnetometro e il Radio and Plasma Wave Science (RPWS), una serie di sensori in grado di convertire i dati provenienti dal contatto con le particelle in segnali audio, che gli scienziati possono ascoltare come piccoli crepitii e bip. Poiché nei passaggi tra gli anelli i segnali erano stati piuttosto numerosi, nella prima manovra del Gran Finale se ne aspettavano molti di più e più intensi, ma durante tutta l'operazione gli scienziati ne hanno sentiti giusto alcuni. “È stato un po' disorientante, non abbiamo ascoltato quello che ci aspettavamo di sentire”, ha sottolineato William Kurth, ricercatore presso l'Università dell'Iowa e capo missione del RPWS Team. “Ho ascoltato i nostri dati del primo tuffo diverse volte, e probabilmente posso contare sulle mie mani il numero di impatti di particelle che ho sentito”. In attesa di risolvere questo curioso mistero, la sonda Cassini si prepara al secondo tuffo, che avverrà domani. I dati arriveranno sulla Terra il 3 maggio.

[Foto di NASA]

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