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Un nuovo farmaco per trattare l’Alzheimer

Aducanumab riduce sensibilmente le placche di beta-amiloide caratteristiche della malattia, rallentandone così i sintomi.
A cura di Nadia Vitali
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Un neurone sano, sulla destra, a confronto con il neurone di un cervello colpito da Alzheimer
Un neurone sano, sulla destra, a confronto con il neurone di un cervello colpito da Alzheimer

Sempre più diffusa nel mondo, con circa 25 milioni di pazienti, sempre più in crescita con stime che prevedono un triplicarsi dell'incidenza entro il 2050, parallelamente all'invecchiamento globale delle popolazioni del Pianeta: la malattia di Alzheimer costituisce già un'emergenza sanitaria e si profila come una sorta di "epidemia" del futuro poiché, per il momento, non esiste un trattamento per questa forma di demenza degenerativa o impedirne l'insorgere. Nuove speranze, però, giungono da Aducanumab, un anticorpo sviluppato dai ricercatori al lavoro per Biogen, multinazionale americana biotech.

Aducanumab è un anticorpo monoclonale sviluppato a partire da campioni provenienti da soggetti sani molto anziani che non mostravano sintomi di declino cognitivo. Al momento è stato testato su un numero ristretto di individui, 165 persone, dimostrando, però, una sorprendente efficacia nella riduzione delle placche amiloidi, i depositi peculiari della malattia che si formano tra i neuroni a causa della proteina beta-amiloide. Per poco più di un anno, ai pazienti sono state somministrate dosi diverse del farmaco per via endovenosa; il confronto con un gruppo di controllo ha consentito di osservare che le placche si erano effettivamente ritirate, oltretutto in misura maggiore per quanti avevano ricevuto maggiori quantità di farmaco; a questo sembra essersi associato anche un rallentamento dei sintomi di declino cognitivo.

Questa prima fase di trial su pazienti umani è servita anche a valutare i profili di sicurezza del trattamento che, per il momento, sembrano dare buoni risultati. Tuttavia la sperimentazione è ancora troppo ridotta perché si possa sperare di vedere Aducanumab sul mercato in tempi brevi: adesso, infatti, la Biogen punta a due studi più ampi di fase 3 per confermare, eventualmente, queste prime incoraggianti conclusioni.

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