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Un moderno europeo con un trisavolo Neanderthal

I resti di un uomo vissuto in Romania tra 37.000 e 42.000 anni fa sono la testimonianza di una recente ibridazione avvenuta tra Sapiens e Neanderthal.
A cura di Nadia Vitali
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La mandibola dell'uomo di Oase (Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology)
La mandibola dell'uomo di Oase (Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology)

Che l’homo sapiens porti nel proprio genoma tracce di antichi incroci con i cugini neanderthaliani è un fatto largamente riconosciuto dalla scienza. Il momento in cui potrebbero essersi verificati questi incontri, invece, resta ancora in parte misterioso. In generale il discorso è tutto molto affascinante perché è difficile immaginare non solo quando ma anche dove: certamente resta fondamentale la data dei 40.000 anni fa, termine oltre il quale non si può risalire, dato che fu allora che l’uomo di Neanderthal sparì completamente dalla Terra.

Ibridazione “recente”

Uno studio, guidato da Svante Pääbo del Max-Planck-Institut per l'Antropologia evoluzionistica a Lipsia e pubblicato da Nature, ha individuato nei resti di un uomo vissuto tra 37.000 e 42.000 anni fa la prova del fatto che l’ibridazione tra Sapiens e Neanderthal avvenne non così tanto tempo fa. Dell’uomo in questione è stata analizzata geneticamente la mandibola e si è potuto così osservare che aveva antenati neandertaliani non più vecchi di quattro/sei generazioni: in pratica, il nonno del nonno di questa persona era un uomo di Neanderthal.

Dove?

Verosimilmente ci furono diversi mescolamenti, lungo un arco cronologico esteso tra 37.000 e 86.000 anni fa, che hanno lasciato nel genoma dell’essere umano moderno una percentuale compresa tra l’1 e il 3% risalente al Neanderthal. Fanno eccezione le popolazioni dell’Africa sub-sahariana, il che lascia abbondantemente supporre che l’ibridazione avvenne al di fuori del continente africano.

In questo caso l’uomo visse in un territorio corrispondente oggi all’area sudoccidentale della Romania: la sua mascella è stata ritrovata nel 2002 in una caverna nel sito di Oase. Vista la sua età e la sua provenienza geografica, l’uomo si candida ad essere il più antico uomo moderno conosciuto nel territorio europeo.

Incontri ravvicinati

Tra 45.000 e 35.000 anni fa, uomini anatomicamente simili ai moderni si diffusero per l’Europa, mentre i Neanderthal, presenti da circa 300.000 anni sparivano.  Per poche migliaia di anni Sapiens e Neanderthal convissero sul medesimo territorio europeo: in passato si ignorava anche se queste due specie avessero avuto modo di incontrarsi, oggi sappiamo che ebbero contatti decisamente ravvicinati.

La scomparsa del Neanderthal

Quale ruolo venne giocato dagli uomini moderni provenienti dall’Africa nella sparizione dei “cugini europei” è a tutt’oggi oggetti di dibattito. Alcuni scienziati sospettano che la competizione per il cibo e per le risorse sia stata determinante nel favorire una specie in luogo di un’altra; secondo altre teorie furono proprio questi accoppiamenti a danneggiare per sempre la specie Neanderthal, forse perché i bambini nati dagli incroci avevano più difficoltà a raggiungere l’età fertile o, magari, erano in generale meno fertili da adulti.

Un uomo senza discendenti

Sulla base dei dati in loro possesso, gli scienziati hanno potuto verificare che l’uomo di Oase non trasmise i propri geni a popolazioni attualmente in vita. Probabilmente appartenne ad un gruppo di primi pionieri che si stabilirono in Europa e si mescolarono con i Neanderthal ma che sparirono tempo dopo, quando giunsero nuove ondate migratorie.

L’obiettivo del professor Pääbo adesso è quello di indagare, per quanto possibile, in quelle che furono le interazioni tra Neanderthal e Sapiens: sarebbe, infatti, estremamente interessante scoprire in che modo essi vivevano assieme, quali erano i reciproci rapporti, se la prole frutto delle ibridazioni viveva integrata con le due specie.

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