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Torture, massacri e mutilazioni: la violenza brutale dei conflitti nel Neolitico

I nostri antenati non furono meno violenti dei propri predecessori: lo rivela un’indagine condotta sui resti ritrovati in una fossa comune di 7000 anni fa.
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A cura di Nadia Vitali
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Ferita al cranio di un bambino di otto anni (PNAS, University of Basel)
Ferita al cranio di un bambino di otto anni (PNAS, University of Basel)

I tempi antichi non dovevano essere meno turbolenti di quelli contemporanei, quanto meno quando emergevano tensioni e contrasti tra i diversi gruppi umani. Lo rivelano numerose testimonianze archeologiche rinvenute nel tempo che ci illustrano come, anche in epoche remote, i conflitti portassero gli esseri umani a toccare punte di violenza tali da sconfinare nella tortura e nel massacro, pur di prevalere sui propri simili.

Fosse comuni nel neolitico

I ricercatori delle università di Basel e Mainz hanno analizzato i resti umani contenuti in una fossa comune scoperta nel 2006; un sito chiamato Schöneck-Kilianstädten che si trova in Germania e che fu luogo, migliaia di anni fa, di un violento massacro la cui testimonianza è giunta fino ai giorni nostri. I risultati del lavoro sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato da PNAS.

Torture

Esaminando le ossa e gli scheletri dei 26 individui sepolti è stato infatti rilevato come la maggior parte di essi recasse ancora i segni di violente ferite subite: accanto alle tradizionali frecce, però, molti di questi cadaveri mostravano ancora tracce di colpi inferti alla testa, al viso, ai denti, in molti casi poco prima o immediatamente dopo la morte. A queste vittime di una guerra di cui non sapremo mai molto, inoltre, vennero sistematicamente rotte le gambe con l’intento evidente di infliggere una tortura ed una deliberata mutilazione.

Rapimenti

Pochissimi i resti femminili rinvenuti, per il resto gli individui maschi erano sia adulti sia bambini: gli autori dello studio spiegano che questo dato potrebbe essere interpretato ipotizzando uno scenario in cui le donne più giovani venivano rapite dagli aggressori che, poi, procedevano ad annientare gli individui maschi della comunità.

Un’epoca di conflitto

Del resto non si trattò di casi isolati dal momento che altri due siti analoghi, nella stesse Europa centrale, sono stati già scoperti in passato dagli archeologi. Si tratta di Talheim, sempre in Germania, e di Asparn/Schletz, in Austria: luoghi relativamente prossimi e risalenti alla medesima epoca, tra il 5.600 e il 4.900 avanti Cristo, il che lascia supporre che massacri del genere furono forse una caratteristica del periodo del Neolitico, almeno per quel che riguarda la cosiddetta Cultura della ceramica lineare che si sviluppò nel periodo in cui i primi europei iniziavano a coltivare, tra il 5.500 e il 4.500 a. C.

Competizione per le risorse?

La diffusione, le modalità e la frequenza delle guerre agli albori del Neolitico sono stati spesso argomento di dibattito tra gli studiosi; ci si interroga anche sulle cause che portarono alcuni uomini del tempo ad imporsi così duramente su altri.

Ritrovamenti come quello di Schöneck-Kilianstädten – con i suoi cadaveri gettati quasi a caso e frettolosamente, senza cura e in assenza di qualunque omaggio funerario – aiutano senz’altro a far luce su questa epoca ma, soprattutto, portano anche ad indagare sulla possibilità che proprio la reiterazione delle tensioni sociali, e dei brutali conflitti in cui sfociavano, abbia portato al tramonto definitivo della Cultura della ceramica lineare.

Il fatto che le tre fosse comuni sembrano risalire proprio alla fase terminale di tale Cultura, infatti, sembra essere indizio di un momento in cui la competizione per le risorse si stava facendo più drammatica: forse a causa di eventi climatici che avevano inciso sulla produzione agricola o, magari, perché la popolazione era cresciuta troppo. La sola cosa di cui sono certi gli studiosi è che qualcosa di profondamente grave debba essere necessariamente accaduto per scatenare un conflitto letale tra gli individui del tempo.

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