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Timidi o estroversi, il segreto è nel cervelletto

Uno studio condotto dai ricercatori della fondazione Santa Lucia e dell’Università Sapienza di Roma dimostrerebbe come le differenti dimensioni di questo siano determinanti per il temperamento degli individui.
A cura di Nadia Vitali
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neurologia

Vi considerate degli individui introversi, magari molto riflessivi e pacati, al limite anche timorosi soprattutto rispetto a chi vi appare come temerario, coraggioso, sempre in cerca di novità e cambiamenti da esplorare o di stimoli provenienti dall'esterno? Ebbene, sappiate che, qualunque sia il vostro temperamento, dietro queste due opposte tipologie di approccio alla realtà sarebbe celata una differenza ancora più profonda che coinvolgerebbe non soltanto la personalità ma un'area del sistema nervoso centrale.

Un gruppo di ricercatori dell'I. R. C. C. S. Fondazione Santa Lucia e dell'Università di Roma Sapienza ha infatti condotto uno studio i cui risultati dimostrerebbero come le differenti dimensioni del cervelletto negli individui sarebbero indice di diverse caratteristiche: ad un cervelletto più piccolo, per intenderci, corrisponderebbe una personalità maggiormente introversa, mentre tale parte del sistema nervoso centrale risulterebbe ben sviluppata nei soggetti evidentemente più audaci ed intraprendenti. Il lavoro, recentemente pubblicato su Human Brain Mapping, è il primo ad esplorare la possibilità di una correlazione tra personalità e cervelletto: normalmente, infatti, tale organo viene associato alle funzioni motorie e cognitive, mentre solo di recente si è iniziata a riconsiderare la sua importanza anche nell'ambito di quelle emotive.

Gli studiosi si sono avvalsi di un ampio campione di soggetti sani per raccogliere dati, attraverso tecniche di neuro-immagine strutturale combinate con misurazioni della personalità, per determinare la predisposizione di ciascuno ad essere un "esploratore" o, piuttosto, un soggetto cauto ed inibito. Il modello utilizzato dai test è quello elaborato e sviluppato dallo psichiatra statunitense Claude Robert Cloninger che prevede che l'individuo sia frutto dell'interazione tra il contesto ambientale ed educativo, che influisce sul carattere formandolo, e tutto ciò che è geneticamente determinato, origine e causa di quello che chiamiamo temperamento. Quest'ultimo, anche in relazione alla predisposizione ad essere più incuriositi dalle novità o magari preoccupati e timorosi, è determinante nella risposta di ciascuno agli stimoli esterni.

Una volta dimostrata la correlazione tra dimensioni del cervelletto e personalità i ricercatori si sono chiesti se tale caratteristica fosse una risposta dell'organismo ad una particolare necessità, ovvero: «Un volume più grande della media di una determinata area può significare maggior potenza per svolgere specifiche funzioni?». Effettivamente, rispondono, è assai probabile che un individuo sempre in cerca di novità e sfide da affrontare richieda un maggiore sforzo al proprio cervelletto, che guida l'esplorazione in luoghi nuovi, causando un'espansione delle dimensioni di questo; contrariamente, in un soggetto meno "esigente" con questo organo, il volume potrebbe risultare ridotto dalla scarsezza di stimoli.

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