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Super batteri kamikaze sconfiggono il cancro e poi si suicidano

I ricercatori del MIT hanno creato un super batterio capace di inserirsi nel corpo, raggiungere il tumore, distruggerlo e poi suicidarsi per evitare effetti collaterali.
A cura di Zeina Ayache
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Un batterio capace di inserirsi nell'organismo, raggiungere il cancro, distruggerlo e suicidarsi, questo è ciò che hanno realizzato i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e della University of California at San Diego (UCSD) e che si propone come ottimo punto di partenza per sviluppare trattamenti utili a sconfiggere il male del nostro presente che, grazie a continue ricerche, sembra essere sempre meno immortale. Lo studio relativo a questa scoperta, intitolato “Synchronized cycles of bacterial lysis for in vivo delivery” è stato pubblicato su Nature.

Ma come fa questo batterio a sconfiggere il cancro? E perché deve suicidarsi? I ricercatori spiegano di aver scelto di utilizzare i batteri perché di solito tendono a moltiplicarsi in presenza di malattie e, in alcuni casi, prosperano in ambienti in cui scarseggia l'ossigeno, come avviene vicino ai tumori. Nel dettaglio, il batterio utilizzato è quello dell'Escherichia Coli che si accumula per lo più nel fegato.

Consapevoli di questo, gli scienziati hanno modificato il batterio dell'E. Coli in modo da inserire al suo interno alcuni circuiti genetici che sono in grado di sconfiggere il cancro su tre livelli:

  1. in primo luogo producendo una molecola chiamata emolisina che distrugge le cellule del tumore danneggiandone le membrane
  2. successivamente producendo un farmaco che induce le cellule al suicidio
  3. e in fine rilasciando una proteina che stimola il sistema immunitario ad attaccare il tumore

Per evitare effetti collaterali, i ricercatori hanno aggiunto un ulteriore circuito che permette alle cellule di rilevare quanti altri batteri siano presenti nell'ambiente, attraverso un processo che si chiama quorum sensing, e quando la popolazione batterica raggiunge un predeterminato livello, le cellule batteriche si autodistruggono rilasciando il loro contenuto tossico. Le poche che sopravvivono fanno ripartire il ciclo vitale e permettono un ulteriore rilascio del farmaco antitumorale.

I test effettuati sui topi hanno dimostrato l'efficacia di questo tipo di trattamento, resta da capire se, attraverso ulteriori ricerche, possa essere trasferito sugli esseri umani.

[Foto copertina di WikiImages]

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