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Sla, ricerca italiana apre a nuove terapie

Uno studio condotto dai ricercatori della Sapienza svela il ruolo chiave dei tessuti muscolari nella sclerosi laterale amiotrofica: una scoperta che potrebbe significare un notevole passo avanti per contrastare questa terribile malattia, consentendo di mettere a punto nuove strategie terapeutiche.
A cura di Nadia Vitali
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Uno studio condotto dai ricercatori della Sapienza svela il ruolo chiave dei tessuti muscolari nella sclerosi laterale amiotrofica, una scoperta che potrebbe significare un notevole passo avanti per contrastare questa terribile malattia, consentendo di mettere a punto nuove strategie terapeutiche.

La sclerosi laterale amiotrofica colpisce, in Italia, 6 persone ogni 100 000 cittadini; secondo i dati pubblicati dalla Onlus Viva la Vita, non essendoci nel nostro paese un registro nazionale che indichi i numeri e la distribuzione della patologia, non è possibile conoscere esattamente quanti siano i pazienti affetti da Sla su tutto il territorio nazionale; una stima sulla base dei dati Istat, tuttavia, afferma che, rispetto ai dati del 2006, su una popolazione inferiore ai 60 milioni di abitanti, 3500 erano affetti da sclerosi con circa 1000 nuovi casi ogni anno.

Essendo una malattia degenerativa che interviene sulla funzionalità dei motoneuroni collocati all'interno del sistema nervoso centrale, tutti gli studi condotti su di essa si sono sempre concentrati sulle cellule nervose;  per questo motivo, il lavoro dei ricercatori dell'Università di Roma Sapienza, di prossima pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale Proceedings of the National Academy of Science, costituisce un'assoluta novità, avendo individuato il ruolo chiave dei tessuti muscolari nei pazienti affetti da Sla. La ricerca nasce dalla collaborazione tra il centro studi Sla del policlinico Umberto I ed i dipartimenti di Neurologia e psichiatria e di Fisiologia e farmacologia.

«La Sla è una patologia neurodegenerativa a esito fatale che determina nelle persone colpite una debolezza muscolare progressiva e un’insufficienza respiratoria. A oggi non esistono farmaci o terapie capaci di modificare l’andamento della malattia» si legge nella nota pubblicata dall'Università; la Food and Drug Amministration, tuttavia, approva e consiglia il trattamento farmacologico a base di riluzolo ritenuto in grado di limitare i danni ai motoneuroni, ma che allunga la vita di appena tre mesi, come hanno dimostrato i test clinici.

Per questa ragione, l'ipotesi che «anche le cellule muscolari, oltre a quelle nervose, siano coinvolte nell’evoluzione della malattia» potrebbe aprire a innovative prospettive terapeutiche, basate sulla sperimentazione di nuove tipologie di farmaci; ricorrendo a «biopsie muscolari non invasive» i ricercatori hanno osservato l'attivazione dei recettori nicotinici muscolari responsabili della contrazione, nei pazienti affetti da Sla, notando in questi una ridotta sensibilità nei confronti dell'acetilcolina, il neurotrasmettitore responsabile del passaggio di informazioni da un neurone all'altro nel Sistema Nervoso Centrale e Periferico.

Lo studio, intitolato Physiological characterization of human muscle acetylcholine receptors from Als patients, vanta tutte firme italiane e potrebbe significare la possibilità di sperimentare, anche in tempi abbastanza rapidi, nuovi medicinali che agiscano direttamente sul tessuto muscolare. Un bel passo avanti per un male diffuso e fatale, con l'augurio che si possa trattare, finalmente, della svolta definitiva.

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