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Se il lupo non mangia più cappuccetto rosso

Le “feroci” abitudini alimentari del lupi hanno dato origine, in passato, a terrori e racconti di cui ancora si ritrovano tracce nel sentire popolare. Così, al recente ripopolamento di alcune aree europee ha corrisposto la paura di attacchi nei confronti di bestiame ed esseri umani. Uno studio tedesco ha cercato di fare luce sulla questione.
A cura di Nadia Vitali
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Le feroci abitudini alimentari del lupi hanno dato origine, in passato, a terrori e racconti di cui ancora si ritrovano tracce nel sentire popolare. Così, al recente ripopolamento di alcune aree europee ha corrisposto la paura di attacchi nei confronti di bestiame ed esseri umani. Uno studio tedesco ha cercato di fare luce sulla questione.

Era il più feroce e pericoloso nemico di adulti e bambini; famelico, si aggirava per i boschi in cerca di prede e, quando non riusciva a trovarne di disponibili da sbranare immediatamente, era anche disposto ad abbandonare i remoti angoli di territorio che aveva eletto a proprio rifugio per avvicinarsi a centri abitati, villaggi o, semplicemente, recinti di greggi ed iniziare a fare razzia. Silenzioso ed accorto poteva comparire in maniera inaspettata, nascosto tra gli alberi, dalla neve o ritirato in una tana ma sempre pronto a tendere agguati: la fama del lupo, rinsaldatasi nel corso dei secoli grazie anche ad una ricchissima fioritura di racconti popolari, è sempre stata indissolubilmente legata alla malvagità, alla violenza, all'aggressione e a tutti i rischi che la sua esistenza comportava per gli esseri umani.

Il lupo, ovvero come l'intruso irrompe nella comunità – Il terrore per il selvaggio e per il diverso, per quell'animale che rifugge il consorzio umano più per paura che per tramare alle sue spalle, ha lasciato inevitabilmente tracce anche nel nostro linguaggio: a tutt'oggi il lupo è il simbolo di buona parte dei timori infantili, mediati certamente dalle tante fiabe che ce ne hanno consegnato un'immagine spaventosa. Per ridimensionare i sospetti della società verso questo animale, non è certamente bastato il fioretto francescano in cui il Poverello di Assisi riesce a domare il lupo che terrorizzava Gubbio, convincendolo ad abbandonare la ferocia in cambio del cibo che, ogni giorno, gli sarebbe stato offerto dagli abitanti della cittadina. Al contrario, la diffidenza nei confronti del lupo, dell'invasore che discende dalle terre remote e selvatiche in cerca di bambini e pecorelle innocenti con i quali cercare di riempirsi lo stomaco ed estinguere la fame, è andata sempre più crescendo. Almanacchi letti in pubblico da venditori ambulanti e, più avanti nel tempo, giornali illustrati (in Italia, ad esempio, la celeberrima Domenica del Corriere) continuavano a mostrare il lupo in tutta la sua pericolosa aggressività, principalmente diretta verso sprovveduti esseri umani, attraverso cronache sensazionalistiche provenienti, molto spesso, da luoghi estremamente lontani: laddove, puntualmente, si verificavano gli eventi più incredibili. Al contempo Cappuccetto Rosso, I tre porcellini, Il lupo e i sette capretti e tutti i racconti sulla figura del lupo mannaro, accrescevano ed irrobustivano il sentimento popolare di inquietudine e preoccupazione riguardo a questo mammifero, così straordinariamente simile al cane dal punto di vista biologico eppure tanto lontano perché «non addomesticato».

Le feroci abitudini alimentari del lupi hanno dato origine, in passato, a terrori e racconti di cui ancora si ritrovano tracce nel sentire popolare. Così, al recente ripopolamento di alcune aree europee ha corrisposto la paura di attacchi nei confronti di bestiame ed esseri umani. Uno studio tedesco ha cercato di fare luce sulla questione.

Dalla (quasi) scomparsa alla scelta della tutela – Nel ‘900 il lupo era del tutto scomparso da quei boschi della Germania dove, racconto vuole, aveva ingannato la timida fanciulla coperta dalla mantellina rossa che si recava dalla sua nonnina. In generale, la presenza di questo carnivoro andò via via riducendosi in tutta l'area europea occidentale, eccezion fatta per la regione spagnola di Castiglia e León; in Italia, dove troviamo la sottospecie Canis lupus italicus, solo a partire dalla metà degli anni '70 è stato possibile ottenere la protezione totale per questo animale, quando ormai la popolazione si era ridotta ad un centinaio di esemplari distribuiti tra i monti di Calabria e Abruzzo. Fortunatamente, nel nostro paese, la tutela ha garantito, anche se non del tutto, una nuova diffusione di questa specie che avrebbe raggiunto quasi le 1000 unità. Tuttavia, oltre a subire ancora sporadici attacchi da parte dell'uomo (come il lupo Navarre, recentemente recuperato in fin di vita dalle gelide acque di un fiume con 35 pallini in corpo), infamanti accuse di devastare greggi e bestiame, oltre a finire ogni tanto tra le ruote di un'automobile, il lupo si è ritrovato quest'anno a fronteggiare anche le intense nevicate di febbraio: alcuni esemplari sono stati spinti dalla fame ad abbandonare i propri remoti rifugi tra i boschi in cerca di cibo e a dirigersi in prossimità dei centri abitati. Nessun pericolo e nessuno spavento, proprio in ragione della diffidenza di questo mammifero nei confronti dell'uomo. Anche in altri paesi europei, l'area di Francia che confina con l'Italia e la Germania, il lupo sta ricominciando, assai lentamente, a diffondersi: e anche qui, non mancano allarmistiche paure.

Uno studio tedesco sulle abitudini alimentari del lupo – Alcuni ricercatori tedeschi hanno deciso di indagare meglio su scelte e preferenze in fatto di cibo del carnivoro, ad otto anni di distanza dalla ricomparsa del lupo in Germania: «A causa del fatto che le abitudini alimentari dei grandi carnivori sono il principale punto controverso quando iniziano il re-inserimento in regioni nelle quali erano stati assenti per diverse decadi, la composizione della dieta dei lupi in Germania è stata analizzata fin dall'inizio di questo processo». La reintroduzione della tutela giuridica nei confronti di questa specie è avvenuta negli anni '90 ma, comprensibilmente, i lupi hanno avuto bisogno di due generazioni per adattarsi: provenienti prevalentemente dall'Europa orientale, in particolar modo dalla Polonia, e giunti nella Sassonia, hanno mutato nel giro di cinque anni le proprie abitudini, prediligendo il capriolo al cervo, a causa delle diverse distribuzioni di questi ungulati nelle foreste dei due Stati. Guidati da Carina Wagner del Senckenberg Museum of Natural History di Görlitz, gli studiosi, che hanno pubblicato i risultati del proprio lavoro sulla rivista Mammalian Biology – Zietschrift für Säugetierkunde, hanno raccolto ed esaminato i campioni di circa 3000 escrementi di lupo e, attraverso l'analisi delle parti espulse non digerite quali peli e frammenti di ossa e denti, sono riusciti a ricostruire con una certa precisione il menu dei carnivori. Con sorpresa, è stato rilevato come meno dell'1% delle prede dei lupi fossero animali da allevamento, ad ulteriore conferma del fatto che, qualora il predatore trovi in natura quello di cui ha bisogno di nutrirsi, non ha bisogno di andare a disturbare gli uomini e le sue greggi, correndo oltretutto dei pericoli per sé stesso. Una notizia del genere potrebbe, almeno in Germania, allontanare sospetti e diffidenze da questo magnifico animale da sempre simbolo di libertà e di vita selvatica? Certamente è quello che ci si augura, ricordando sempre, tuttavia, che la dieta del lupo può sempre variare se qualcosa interviene a modificare la sua catena alimentare: se un giorno la mano dell'uomo dovesse andare ad incidere sulla diffusione di quegli erbivori di cui si nutre, come accaduto già in passato, il «lupo cattivo» potrebbe essere costretto a fare ritorno.

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