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Scoperto un GPS tracker nell’orecchio dei salmoni

I ricercatori hanno scoperto che l’otoline, l’osso presente nell’orecchio del salmone, permette di tracciare i percorsi attraversati dai pesci.
A cura di Zeina Ayache
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I salmoni hanno un GPS nell'orecchio
I salmoni hanno un GPS nell'orecchio

Uno studio della University of Washington, intitolato “Strontium isotopes delineate fine-scale natal origins and migration histories of Pacific salmon” e pubblicato su Science Advances, sostiene che un elemento chimico presente nell'osso dell'orecchio del Salmone Reale della Bristol Bay in Alaska potrebbe aiutare gli scienziati a capire dove sia nato il salmone e quali luoghi abbia visitato durante la sua vita.

L'osso in questione si chiama otolite e, nei pesci, ha il compito di fornire l'orientamento. La sua struttura lamellare concentrica, paragonabile ai famosi anelli dei tronchi degli alberi, permette agli studiosi di dedurre l'età del pesce, le sue dimensioni e, grazie a questo studio, anche i luoghi in cui è stato. I dati raccolti avrebbero infatti evidenziato la presenza di un “firma chimica” riscontrabile anche nelle acque attraversate dai salmoni. “Ogni pesce ha un piccolo registratore che ci permette di scoprire la storia della sua vita attraverso l'otolite – spiega Sean Brennan, autore dello studio – Ogni anello si forma quando il pesce attraversa un determinato ambiente”. A permettere la formazione di questa “firma” è lo stronzio, un elemento che in natura costituisce le rocce ignee e che varia a seconda delle aree geografiche. Dissolvendosi in acqua, lo stronzio viene assorbito dai pesci attraverso le branchie e finisce per depositarsi sull'otolite. Analizzando i residui di stronzio nell'osso dell'orecchio e mappandone la sua distribuzione geografica, gli scienziati sono riusciti a ricostruire i percorsi attraversati dai pesci.

Dopo aver testato 255 salmoni reali catturati nella Bristol Bay, i ricercatori hanno scoperto che il 72% dei pesci non si è mai allontanato dal luogo in cui è nato, il 17% ha viaggiato per brevi tragitti, il 7% ha oltrepassato la chiusa prima di partire per il mare aperto e il 4% ha lasciato le acque natali per raggiungere l'oceano. Quanto scoperto, si spera, dovrebbe aiutare i pescatori e gli scienziati ad organizzare battute di pesca mirate che agevolino la vita di questi animali che, attualmente, stanno diminuendo.

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