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Scoperto a cosa serviva in origine il guscio delle tartarughe

I ricercatori hanno scoperto che, in origine, il guscio delle tartarughe non serviva da protezione, ma aiutava a scavare buche nel terreno per ripararsi dall’ambiente ostile.
A cura di Zeina Ayache
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Quando parliamo di tartarughe, la prima cosa che ci viene in mente è il guscio che le protegge. Secondo un recente studio però la corazza delle testuggini, in origine, non aveva l'utilità protettiva che oggi le attribuiamo. I ricercatori del Denver Museum of Nature & Science, attraverso lo studio intitolato “Fossorial Origin of the Turtle Shell” e pubblicato su Current Biology, spiegano infatti che il guscio nelle sue prime fasi evolutive serviva per scavare e permettere alle tartarughe di proteggersi sottoterra dal clima del Sudafrica.

Proprio come spesso accade durante il lungo percorso dell'evoluzione, le parti del corpo degli animali variano e si adattano alle necessità del “momento”. E se le piume degli uccelli all'inizio non servivano al volo, il guscio delle tartarughe non rappresentava la loro “casa mobile”. Gli scienziati sostengono infatti che la corazza servisse a scavare il terreno per formare buche sufficientemente grandi per ripararsi dal clima ostile del Sudafrica in cui vivevano le prime proto-tartarughe, le Eunotosaurus africanus.

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[Foto di  Luke Norton]

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno osservato lo sviluppo e le modifiche subite dalle costole di questo animale che con il tempo si sono modellate per formare quel guscio che oggi ne rappresenta davvero la protezione. Prima di ottenere questa funzione però, spiegano gli scienziati, le costole si erano adattate per scavare, insomma le tartarughe del passato erano fossorie, cioè il loro corpo si era sviluppato per farsi agevolmente spazio nel terreno, come accade ad esempio per molti roditori (talpe), rettili, anfibi, pesci o vermi.

Il fossile da cui è partito lo studio è quello di un Eunotosaurus africanus considerato l'esemplare di tartaruga parzialmente corazzata e datato 260 milioni di anni fa. Quanto scoperto dimostra ancora una volta la vastità di informazioni sul mondo animale e sull'evoluzione che ancora non conosciamo.

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