Scene da Hitchcock: in Australia le gazze attaccano l’uomo (VIDEO)
Difendere la propria prole è il principale scopo di vita di qualsiasi genitore, ecco perché le gazze australiane ogni anno, verso fine estate, terrorizzano gli abitanti attaccandoli al loro passaggio vicino all'albero sul quale hanno nidificato.
Gazze australiane, altro che Hitchcock
Il loro vero nome è Gymnorhina tibicen, ma noi le conosciamo come gazze australiane. Si tratta di uccelli schivi che vivono in gruppi ristretti composta da 3 a 10 esemplari e cui grandezza varia dai 37 ai 43 centimetri. Native dell'Australia e della Nuova Guinea, queste gazze sono presenti anche in Nuova Zelanda e nelle Isole Fiji. Il loro habitat ideale sono gli alberi di eucalipto, ma nelle città australiane possiamo incontrarle nei parchi cittadini, nei campi da golf o nei viali alberati dei quartieri residenziali. Ed è proprio in questi ambienti che diventano pericolose.
Cuore di mamma… anzi di papà
Ogni anno infatti, durante la stagione riproduttiva, che varia tra giugno e settembre nel nord dell'Australia e tra agosto e novembre nelle zone più fredde del paese, le gazze diventano delle vere e proprie minacce per l'incolumità degli abitanti che, per il solo passaggio vicino al nido, vengono duramente presi di mira. Si conta infatti che oltre il 70% della popolazione locale, nell'arco della vita, abbia subito almeno un attacco. Gli assalitori sono principalmente i maschi e la ferocia dell'offensiva è data proprio dall'istinto di protezione verso i figli. I principali nemici delle gazze, almeno secondo il punto di vista di queste ultime, sono i ciclisti, seguono i pedoni e i motociclisti. Non è chiaro cosa spinga ad odiare l'uno o l'altro passante, forse esperienze passate, o forse, come spiega l'esperta di settore Jacky Hunt, un ricordo atavico che fa scaturire in loro la memoria di antichi predatori cui caccia era caratterizzata dalla velocità. L'obiettivo delle gazze non è colpire, ma allontanare, anche se alcune vittime hanno riportato ferite al cuoio capelluto.
Metodi educativi controproducenti
Ad essere vittime di attacchi non sono solo gli sfortunati passanti, ma anche i cittadini dal cuore tenero che non resistono alla tentazione di raccogliere i piccoli che trovano ai piedi degli alberi. “I genitori spesso lasciano i figli al suolo per due o tre giorni – spiega Jacky Hunt – Questo serve loro per imparare ad essere indipendenti e a procacciarsi il cibo da soli”. Insomma si tratterebbe di un metodo educativo per farli crescere, permettendogli di lasciare definitivamente il nido. Raccoglierli quindi, ai loro occhi, non significa salvarli, anzi questo accresce in loro la paura dell'essere umano e l'istinto alla difesa, o meglio all'offesa.
Sdrammatizziamo
È innegabile che, al di là della tragicità della situazione descritta, sia per i cittadini che subiscono queste aggressioni, che per le gazze cui atti scaturiscono dalla paura, le immagini che ritraggono queste scene facciano quanto meno sorridere. Sul web spopola l'hashtag #magpie (termini inglese per gazza) e l'attacco più celebre di questi giorni riguarda il ciclista Trent Nicholson che, in bici per le vie di Shellharbour, ha ripreso la feroce sequenza con la sua GoPro. La zona non è nuova a simili spettacoli in quanto sembrerebbe essere stata eletta, dalle gazze, luogo ideale per la nidificazione.