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Quando l’uomo delle caverne andava al cinema

Secondo gli archeologi di Cambridge, i Camuni, nell’Italia settentionale, usavano la luce solare perché facesse scomparire e ricomparire alcune incisioni secondo una logica da “proto-cinema”.
A cura di Redazione Scienze
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Una delle tante incisioni lasciateci dai Camuni.
Una delle tante incisioni lasciateci dai Camuni.

Certo, i tempi dello spettacolo erano molto più lunghi di quello attuale e la critica, ove mai fosse esistita, avrebbe definito "lento" quel film. Però, secondo Frederick Baker, ricercatore della Cambridge's McDonald Institute for Archaeological Research, i Camuni, popolo seminomade del I mellennio a.C., "formarono un proto-cinema basato sul panorama". I ricercatori dell'istituto britannico hanno studiato le caverne della Val Camonica, sulle Alpi italiane, dove i Camuni hanno lasciato ai posteri rocce incise con disegni che rappresentano battaglie, scene di caccia e animali. "E' stata rivelatoria  – prosegue Frederick Bake – l'osservazione dell'arco solare e della sua scomparsa dietro uno di questi pannelli [di roccia incisa, Ndr] e guardare le singole figure disvelarsi".

Il film (proto-film) dell'uomo delle caverne diventa un film sulla sua arte. Come anticipa il trailer in apertura, l'opera degli archeologi britannici è diventata un film che anima i geroglifici dei Camuni grazie alla scannerizzazione delle incisioni e alla digitalizzazione di oltre 150.000 immagini. La mostra è stata presentata per la prima volta a marzo nel Museum of Archaeology and Anthropology dell'Università di Cambridge.

[Foto da Wikipedia]

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