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Pillola anticoncezionale, cinquant'anni e ancora molta diffidenza

Nonostante sia giunta in Europa ormai cinquant’anni fa, la pillola anticoncezionale continua ad essere guardata con sospetto della maggior parte delle donne. A dispetto dei suoi numerosi vantaggi su cui sono in tante a non essere adeguatamente informate.
A cura di Nadia Vitali
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Nonostante sia giunta in Europa ormai cinquanta anni fa, la pillola anticoncezionale continua ad essere guardata con sospetto della maggior parte delle donne. A dispetto dei suoi numerosi vantaggi su cui sono in tante a non essere adeguatamente informate.

Senza dubbio è stata una delle più grandi invenzioni del secolo scorso; la pillola anticoncezionale ha immensamente contribuito alla rivoluzione dei costumi, incidendo profondamente su una società femminile che, decenni addietro, voleva con tutte le proprie forze liberarsi di un giogo secolare che ne aveva compromesso l'autonomia e l'indipendenza, anche facendo leva sulle differenze biologiche esistenti in natura. Eppure bisogna rilevare come quelle istanze «rivoluzionarie» siano andate troppo spesso a scontrarsi con un sostrato importante di diffidenza alimentata dalla non informazione.

Accade così che, a distanza di cinquant'anni dall'introduzione della contraccezione orale in Europa, siano ancora tantissime le donne che non conoscono i meccanismi di funzionamento della pillola e che, soprattutto, guardano ad essa con profonda diffidenza, temendone effetti collaterali ed ignorando i benefici che reca alla salute femminile: un dato non rassicurante se si tiene in considerazione il fatto che in Italia, soprattutto tra le adolescenti, un forte timore delle gravidanze indesiderate venga molto spesso accompagnato da un rifiuto per le forme di contraccezione, con conseguenze immaginabili.

Mezzo secolo di vita e cento milioni di utilizzatrici non hanno ancora liberato la società dai numerosi pregiudizi che accompagnano la pillola, senz'altro la scelta più sicura in fatto di contraccezione per una donna: secondo una ricerca condotta in Germania, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Romania, indipendentemente dal grado di istruzione, sono davvero in poche a poter vantare un'adeguata consapevolezza sull'argomento, con un esiguo 2% che è risultato essere correttamente informato e tre donne su quattro che vorrebbero saperne di più.

Sin da quando è giunta in Europa, nel 1961, la pillola ha sempre attirato un dibattito piuttosto vivace, in cui i sostenitori ne indicavano i benefici, misurabili anche in termini di benessere fisico globale, con la diminuzione di numerosi disturbi femminili, dall'anemia all'affaticamento dovuti alle mestruazioni abbondanti, dalla sintomatologia premestruale, per alcune un vero e proprio limite fisico, all'acne adolescenziale; sull'altro fronte i «contrari» impegnati ad illustrarne le conseguenze negative che sarebbero patite dal corpo della donna. In realtà, gli ultimi dati provenienti da un grande studio britannico che ha seguito 46 000 donne per circa quarant'anni hanno evidenziato come, nel lungo termine, coloro le quali hanno fatto ricorso alla contraccezione orale abbiano vissuto in media più a lungo.

La «criminalizzazione» di questo farmaco ha sempre fatto leva su effetti indesiderati, per lo più piuttosto rari, che tuttavia sono assolutamente tenuti in considerazione dal ginecologo qualora decida di prescrivere un contraccettivo orale ad una propria paziente; oltretutto, quando una donna sceglie di intraprendere un percorso di contraccezione con la pillola, normalmente intensifica i controlli e le analisi per verificare il proprio stato di salute.

Infine, con l'arrivo sul mercato negli ultimi anni dei contraccettivi di seconda e terza generazione (variabili a seconda della quantità di progestinico) e della «pillola biologica» (che contiene estradiolo valerato, estrogeno naturale identico a quello rilasciato dal corpo femminile) la possibilità di scegliere tra un'enorme gamma di prodotti, capaci di rispondere perfettamente alle esigenze fisiologiche di ciascuna, dovrebbe aiutare a far diminuire la diffidenza. In tutto il mondo, l'8.8% delle donne si affida alla pillola per il controllo delle gravidanze; la media europea è del 21.4%.

L'Italia conta una percentuale sensibilmente più bassa di utilizzatrici, il 14.2% (pari a quella dell'Iraq), un dato piuttosto curioso se messo in relazione al tasso di interruzioni di gravidanza comunque non allarmante e alla bassa natalità: i medici e gli esperti, riuniti in questi giorni a Berlino per un meeting internazionale di approfondimento sui dati della contraccezione nel mondo, lo spiegano con il ricorso ad altri metodi come il preservativo ma, soprattutto, il coito interrotto.

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