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Perché alcune canzoni ci restano in testa

Qual è la ragione per la quale quel motivetto non vuole proprio più uscire dalla mente? Hanno provato a spiegarcelo alcuni ricercatori britannici.
A cura di Nadia Vitali
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immagine di Durham University
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Quasi tutti, di tanto in tanto, si ritrovano con una canzone che risuona incessantemente nella testa. Per la precisione, il 90% tra noi, almeno una volta a settimana, sente, tra i propri pensieri, a ripetizione, le stesse note di una canzone. Questo accade, in particolare, nei momenti in cui il cervello non è preso da attività particolarmente impegnative, ad esempio mentre facciamo la doccia, mentre camminiamo, mentre ci dedichiamo alle faccende domestiche.

Per quale ragione alcuni motivetti hanno la capacità di attaccarsi nella nostra mente in maniera tanto resistente? Se lo sono chiesto alcuni studiosi della Durham University i quali, in un lavoro condotto in collaborazione con l'università di Tubinga, hanno cercato una risposta interrogando un ampio campione di volontari su quali fossero le musiche che, solitamente, tendevano a ritornare più spesso in testa. Studi di questo tipo possono aiutare a comprendere in che modo i circuiti cerebrali coinvolti nella percezione, nella memoria e nelle emozioni funzionino nei diversi individui.

Naturalmente non è un caso che qualche canzone ci resti in testa e qualcun'altra no: brani piuttosto ritmati, con melodie facili a ricordarsi e alcuni particolari intervalli o ripetizioni, costituiscono una categoria a parte rispetto alla media delle canzoni pop. Tra queste rientrano senz'altro – spiegano i ricercatori – canzoni come Bad Romance di Lady Gaga o Can't Get You Out of My Head (titolo non casuale, a questo punto) di Kylie Minogue.

I ricercatori hanno interrogato circa 3.000 persone a proposito delle canzoni che, più frequentemente, suonavano nelle loro teste; i risultati sono stati comparati ed incrociati con alcune canzoni definibili, invece, come "non tormentoni" ma molto popolari poiché recenti. La ricerca si è limitata ad alcuni precisi generi musicali, ossia il pop, il rock, il rap, il rhythm & blues ed è servita per individuare "l'ingrediente" cruciale per scrivere un brano che risuoni "come un baco nelle orecchie".

Un esempio decisamente noto nella musica occidentale di modello melodico "appiccicoso" è Twinkle Twinkle Little Star, caratterizzata da uno schema molto semplice: nelle prime quattro battute le note salgono di tono, nelle secondo quattro scendono. Molte ninne nanne ripercorrono questo facile disegno, ma, spiegano i ricercatori, anche alcune canzoni pop sfruttano tale meccanismo di salita e discesa: è il caso dell'apertura di Moves Like Jagger dei Maroon 5, non a caso tra le più citate dai volontari come canzoni che tendono a risuonare in testa. Oltre alla forma melodica, un altro fattore determinante è costituito da una insolita struttura di intervalli, con salti o ripetizioni: è il caso di un tormentone vero e proprio come My Sharona dei Knack o del sensazionale ritmo di In The Mood di Glenn Miller.

«Tutte queste canzoni “appiccicose” sembrano avere un tempo abbastanza veloce assieme ad una forma melodica piuttosto comune ma con intervalli insoliti o ripetizioni, come quelle che possiamo sentire nel riff di introduzione di Smoke on The Water dei Deep Purple» ha spiegato la dottoressa Kelly Jakubowski, principale autrice dello studio, pubblicato dal giornale accademico Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts.

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