Per salvare il cuore dobbiamo ridurre i carboidrati, non i grassi
A fare male al cuore sarebbero i carboidrati e non i grassi, questa è la sorprendente novità che arriva dal Congresso europeo di cardiologia in corso a Barcellona e racchiusa all'interno di uno studio che mette in discussione quanto dichiarato dalle linee guida di prevenzione della salute cardiaca divulgate fino ad oggi, oltre alle decine di studi e documenti pubblicati in questi anni. Ma come è possibile?
Lo studio. A darci questa sconcertante informazione, che non sappiamo se altri studi futuri contrasteranno, è lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology) “Associations of fats and carbohydrate intake with cardiovascular disease and mortality in 18 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study”, condotto dall'Università di Hamilton, in Ontario ed i cui risultati sono stati pubblicati su Lancet. La ricerca è stata effettuata su 135.335 persone tra i 35 e i 70 anni, in 7 anni e in 18 Paesi e in 5 continenti.
I risultati dello studio. I ricercatori spiegano che la riduzione dei grassi non servirebbe per migliorare le condizioni di salute del cuore delle persone. I veri vantaggi si otterrebbero dalla limitazione del 60% dei glucidi, cioè dai carboidrati, e da un aumento del 35% massimo dei grassi. Diversamente, il rischio di mortalità cardiovascolare aumenta.
Grassi amici? Secondo le analisi effettuate, assumere grassi ridurrebbe i rischi per il cuore: per coloro che ne mangiano molti la riduzione è del 23% per quanto riguarda la morte, del 18% per quanto riguarda gli ictus e del 30% per quanto riguarda la morte per cause non legate al cuore.
Quali grassi. E non è tutto. Lo studio mostra come l'assunzione di determinati grassi influenzi il rischio di morte cardiovascolare, nello specifico:
- -14% per i grassi saturi
- – 9% per i grassi monoinsaturi
- – 29% per quelli polinsaturi