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Nuovi studi sull'evoluzione del Sistema Solare grazie alla sonda Dawn

Il 16 luglio la sonda Dawn sarà “agganciata” dal campo gravitazionale di Vesta, asteroide la cui superficie è rimasta la stessa di 4 miliardi di anni fa.
A cura di Nadia Vitali
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Era il 29 marzo del 1807 quando l'astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers, scrutando i cieli dall'osservatorio privato posto sul tetto della sua dimora di Brema, scoprì un oggetto che transitava nella costellazione della Balena: un corpo assai brillante, l'asteroide più luminoso in assoluto nonché talvolta l'unico visibile ad occhio nudo dalla Terra ed anche quello che è stato possibile studiare meglio, grazie a campioni di roccia provenienti da esso sotto forma di più di 200 meteoriti.

Olbers concesse al matematico Carl Friedrich Gauss l'onore di battezzare il nuovo asteroide con un nome di suo gradimento e si scelse, così, Vesta dalla dea romana il cui culto consisteva principalmente nel non far mai spegnere il fuoco sacro che ardeva per lei nel tempio: appellativo, dunque, più che calzante per quel lontano corpo celeste che emana una luce intensa e costante. Nella Fascia Principale interna degli asteroidi, Vesta è il secondo più grande: misura più di 500 chilometri di diametro ha la forma di uno sferoide, o ellissoide, e viene considerato un protopianeta dal momento che questo corpo estremamente denso si è formato all'epoca in cui sono nati tutti gli altri pianeti, circa 4,5 miliardi di anni fa.

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La sonda spaziale Dawn, dopo quattro anni di viaggio e 2,7 chilometri percorsi, sta per raggiungere il campo gravitazionale di Vesta: il 16 luglio verrà letteralmente "catturata" dalla forza di attrazione dell'asteroide, quando si troverà a sedicimila chilometri dalla sua superficie, mentre nel 2015 si avvicinerà a Cerere, altro asteroide della Fascia Principale, primo ad essere scoperto nel 1801 nonché il più grande, considerato un pianeta per mezzo secolo. Un movimento a spirale avvicinerà ed allontanerà la sonda dai due corpi.

Il mondo scientifico è particolarmente interessato ai risultati che lo studio di Vesta e Cerere potranno dare: se del territorio si Vesta sappiamo già che è formato per lo più da basalti e che sulla superficie alcuni crateri ricordano impatti con altri corpi cosmici, l'interesse degli studiosi verte soprattutto sulla possibilità, attraverso lo studio dei due asteroidi, di ricavare informazioni sulla nascita e sull'evoluzione agli albori del Sistema Solare: Vesta e Cerere sono stati generati e si sono sviluppati probabilmente in maniere diverse e la comparazione dei due corpi può dare informazioni precise ed interessanti.

Sarà dunque, forse, possibile conoscere quali erano le condizioni ai primordi del Sistema Solare e, soprattutto, che ruolo hanno avuto le risorse idriche nella evoluzione dei pianeti, il tutto entro pochi anni: senza dimenticare che, sempre dall'America, è arrivata la promessa che, entro il 2025 gli astronauti potranno addirittura mettere piede su un asteroide. Sempre più lontani.

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