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Nuove speranze per un vaccino contro l’HIV?

I ricercatori, per la prima volta, hanno osservato come si comporta il virus SIV negli animali (HIV negli umani). I dati raccolti fanno sperare di poter, un domani, realizzare un vaccino.
A cura di Zeina Ayache
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Quello di sconfiggere l'HIV sembra essere un sogno che può diventare realtà, ultimamente infatti sempre più studi si stanno concentrando sulla possibilità di sviluppare un vaccino, in modo da intervenire su questo male ancora prima che possa infettare il nostro corpo. Qualche giorno fa parlavamo di uno studio secondo il quale un possibile vaccino potrebbe consistere nell' “insegnare” al sistema immunitario a produrre determinati anticorpi che riescono a neutralizzare l'HIV, adesso invece, da parte dei ricercatori dell'Harvard Medical School Teaching Hospital arriva una nuova proposta, che sembra più una speranza, che punta ad impedire all'HIV di diffondersi.

I ricercatori fanno sapere di aver infettato, per via vaginale, un gruppo di 44 scimmie con un virus di immunodeficienza (SIV), che è simile al nostro HIV, per comprendere cosa accada durante le prime fasi dell'infezione. Nell'uomo infatti è difficile riuscire ad osservare questo momento in quando di solito si viene a conoscenza della presenza del virus quando ormai si è diffuso. E hanno scoperto che esiste un breve momento in cui è possibile intervenire per bloccarne la diffusione.

Nei giorni successivi al contagio, gli scienziati hanno notato che il SIV si diffondeva rapidamente attraverso il corpo con RNA virale presente in almeno un tessuto esterno al tratto riproduttivo, questo già 24 ore dopo l'esposizione al virus.

Nello stesso periodo di tempo, i ricercatori hanno osservato anche una risposta immunitaria infiammatoria nei tessuti infettati dal virus. L'incremento della quantità di RNA virale è correlato con l'aumento della quantità di una proteina ospite che spegne l'immunità innata e adattativa antivirale. In aggiunta, i ricercatori hanno rilevato un'attivazione precoce di un pathway di segnalazione cellulare che è correlato con livelli inferiori di risposte antivirali dei linfociti T e livelli superiori di replicazione dello stesso SIV.

All'interno di questo processo, i ricercatori hanno identificato una piccola finestra di opportunità che potrebbe permettere di contenere o addirittura eliminare il virus. Ovviamente si tratta ancora di un'ipotesi che, se verificata, potrebbe portare alla creazione di un vaccino.

Lo studio, intitolato "Rapid Inflammasome Activation following Mucosal SIV Infection of Rhesus Monkeys", è stato pubblicato su Cell.

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